Tra i disturbi del neurosviluppo, in particolare quelli inerenti alla comunicazione, troviamo il disturbo pragmatico, caratterizzato da difficoltà legate all’uso funzionale della comunicazione verbale e non verbale, in assenza di interessi e comportamenti ristretti e ripetitivi.
Si tratta di una problematica che coinvolge le abilità comunicative e il modo di rapportarsi in base al contesto sociale in cui il bambino si trova. Proprio per questo motivo, essendo limitata l’efficacia comunicativa, è inficiata la partecipazione sociale e possono esserci delle ripercussioni negative sull’autostima e sull’autoefficacia.
Come si manifesta e quando?
Il disturbo pragmatico della comunicazione si manifesta quando il bambino, nonostante un linguaggio ben strutturato, presenta:
Deficit nel rispetto dei turni nella conversazione
Difficoltà nel capire gli altri
Difficoltà nell’esprimere idee
Difficoltà nel sequenziare gli eventi di una storia
Difficoltà nell’utilizzo del linguaggio non verbale come:
Contatto visivo
Espressioni facciali
Linguaggio del corpo
Risulta carente anche la comprensione di messaggi impliciti, per cui diventa complicato comprendere barzellette e modi di dire.
Il bambino tende a interpretare le dichiarazioni in modo letterale.
Poiché le competenze pragmatiche della comunicazione dipendono anche dallo sviluppo del linguaggio, è raro che tale disturbo si manifesti prima dei 4 anni.
I segni iniziano a essere più evidenti quando la comunicazione e le interazioni sociali diventano più esigenti e articolate.
Come si fa la diagnosi?
La valutazione e la diagnosi delle competenze pragmatiche costituiscono una fase clinica complessa in quanto non è facile misurare tali competenze, oltre al fatto che, sono comportamenti fortemente dipendenti dal contesto.
Una valutazione logopedica del linguaggio può far emergere problematiche legate agli aspetti pragmatici.
In questo caso è utile raccogliere informazioni dai genitori, insegnanti e persone molto vicine al bambino.
Le cause del disturbo non sono ancora chiare, ma non sono imputabili a condizioni mediche o neurologiche.
Come si cura?
L’intervento riabilitativo deve essere quanto più tempestivo possibile, in quanto esistono delle fasi della crescita deputate all’apprendimento del linguaggio e allo sviluppo delle abilità sociali di base.
Il logopedista, in quanto specialista del linguaggio e della comunicazione, guida il bambino verso l’apprendimento del comportamento pragmatico più appropriato.
Ogni bambino è diverso e gli obiettivi variano in base alle aree di debolezza evidenziate dalla valutazione.
Il logopedista, quindi, può impostare la terapia effettuando “simulazioni di vita vissuta”.
Rivolge il lavoro, ad esempio:
Sui comportamenti previsti/imprevisti durante l’interazione sociale
Sullo stabilire un contatto visivo
Sulle attività che prevedono il rispetto del turno
Sulla comprensione di vignette umoristiche
Sull’imparare a comprendere il pensiero altrui
Sul leggere il linguaggio del corpo
Sullo stabile lo spazio personale
E molto altro ancora.
Cosa possono fare i genitori per aiutare il bimbo?
I genitori svolgono un ruolo indispensabile nel superamento delle difficoltà sopracitate, in quanto l’obiettivo è quello di mantenere e generalizzare tutto ciò che viene appreso durante la terapia logopedica, applicandolo nelle situazioni esterne e nelle interazioni sociali, al fine di aiutare il bambino a comunicare nel modo più efficace possibile.
A tal proposito, è fondamentale fornire dei buoni modelli da imitare in modo che sia più efficace l’apprendimento del bambino. Si procede quindi gradualmente, mettendo in pratica tutte le strategie nella relazione tra genitore e figlio e successivamente guidandolo nel confronto con i propri pari e il mondo esterno.
Il disturbo pragmatico della comunicazione » Istituto Santa Chiara
Il disturbo pragmatico della comunicazione
Le sedi a cui rivolgersi per il Disturbo pragmatico della comunicazione: