23 Dic 2020

Disturbi della voce e Terapia Cognitivo Comportamentale

di Aida Andrisani


Che cosa si intende per disturbi della voce?

Quando si parla di disturbi della voce o disfonie si fa riferimento a un’alterazione qualitativa e/o quantitativa della voce, conseguente a una modificazione strutturale o funzionale di uno o più organi coinvolti nella sua produzione.
Le persone che manifestano questo tipo di sintomatologia tendono a modificare il tono, il timbro e l’intensità della propria voce.
Inoltre, quando l’affaticamento e il fastidio (es. bruciori, sensazione della presenza di corpi estranei nella gola) connessi con l’atto fonatorio sono eccessivi potrebbe manifestarsi l’afonia cioè la perdita totale della voce (Bergamini, Casolino, & Schindler, 2002).

Generalmente, si tende a distinguere tra:

  • disfonie organiche dovute a modificazioni strutturali, morfologiche o muscolari a carico degli organi coinvolti nella produzione e controllo della voce (es. noduli e polipi delle corde vocali);
  • disfonie funzionali dovute a una disfunzione vocale, cioè causate da un eccesso o un uso scorretto della funzione fonatoria in assenza di alterazioni strutturali.

Delle volte si verificano delle condizioni che favoriscono la tendenza a compiere degli “sforzi vocali” eccessivi e prolungati nel tempo.
I fattori che concorrono a creare tali condizioni attivanti sono:

  • Infiammazioni a carico delle vie respiratorie e stati di affaticamento generale (es. tosse, influenza)
  • Fattori ambientali (es. esposizione prolungata a rumori di fondo intensi, esposizione a sostanze irritanti delle vie aeree, permanenza in ambienti chiusi dal microclima caldo e asciutto)
  • Tecnica respiratoria inadeguata al ritmo vocale
  • Stili di vita (es. fumo, alcool, abitudini alimentari)
  • Postura scorretta
  • Disfunzioni ormonali
  • Malattia da reflusso gastroesofageo
  • Allergie

In queste situazioni, per migliorare momentaneamente la qualità della voce, si tende ad affaticare eccessivamente l’apparato fonatorio, fino a diminuirne il rendimento e l’efficienza.
Questo comporterebbe l’instaurarsi di un circolo vizioso, all’interno del quale si genererebbe dapprima una disfonia a origine funzionale che nel tempo potrebbe causare danni organici. 

Secondo i dati epidemiologici disponibili circa il 30% della popolazione incorrerebbe, almeno una volta nella vita, nella possibilità di sperimentare sintomatologia disfonica.
Maggiore prevalenza dei casi si registra nelle donne (60:40) e in alcune categorie professionali: televenditori, cantanti, insegnanti e istruttori di aerobica.

È possibile porre diagnosi di disfonia, attraverso un’attenta anamnesi ed esame fisico, in un paziente con alterazioni della qualità, altezza e intensità della voce oppure in presenza di un sforzo vocale che compromette la comunicazione o riduce la qualità di vita relativa alla voce (Schindler, Ginocchio, & Schindler, 2009).

Aspetti psicologici della disfonia

In diversi studi scientifici è stato osservato come nelle persone che sviluppano un disturbo funzionale della voce ci sarebbe una significativa predisposizione a sperimentare sintomatologia di tipo ansioso o depressivo, alti livelli di stress, disturbo dell’adattamento (si presenta in persone che in seguito ad un particolare evento molto stressante sperimentano angoscia  intensa, da non riuscire ad “adattarsi”) e una percezione generale di una scarsa qualità del proprio stato di salute (Willinger et al.; 2005a; 2005b).

Oltre a ciò, sembrerebbero frequenti alcuni tratti di personalità, come la tendenza al perfezionismo e l’associazione di questo a un maggior rischio di sentirsi particolarmente affaticati di fronte a eventi avversi della vita (Dittner et al., 2011; O’Hara et al., 2011).

Inoltre, è noto come le persone con disfonia subiscano le conseguenze del proprio disturbo su più fronti della vita quotidiana. Le relazioni personali, sociali e lavorative, la qualità delle interazioni e la possibilità di comunicare possono essere parzialmente o totalmente compromesse, andando incontro a un peggioramento generale della qualità della vita (Baker, 2008).

In sintesi, è stato possibile rintracciare nelle persone con disfonia funzionale l’incidenza di diversi fattori psicologici implicati nella genesi e mantenimento del disturbo (Deary & Miller, 2011).

Da un punto di vista clinico, quindi, si rende necessario che gli operatori (es. medico otorinolaringoiatra, logopedista) implicati nella diagnosi e trattamento della disfonia sappiano identificare quegli individui i cui problemi vocali hanno una base emotiva.

Il trattamento cognitivo cognitivo-comportamentale della disfonia

La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è considerata il trattamento con la più ampia base di evidenze di efficacia per la cura e gestione dei disturbi psicologici clinici (es. depressione, ansia) e di personalità.

La presenza di un’ampia sintomatologia psicologica correlata alla disfonia ha spinto alcuni autori a verificare l’efficacia della TCC nel trattamento dei disturbi della voce.

È stato osservato come sia possibile introdurre specifici aspetti e tecniche facenti parte della TCC all’interno delle sedute di logopedia, attraverso una formazione specifica dei logopedisti stessi, e trarne risultati più soddisfacenti che in sedute di terapia della voce semplici (Daniilidou, Carding, Wilson, Drinnan, & Deary, 2007).

Coloro che erano sottoposti a un trattamento da parte di operatori appositamente formati all’utilizzo di tecniche TCC riscontravano un significativo miglioramento sia della sintomatologia a carico dell’apparato fonatorio, sia degli indici di stress psicologico e percezione di qualità della vita.  

Secondo l’approccio cognitivo-comportamentale, gli aspetti specifici (Miller, Deary, & Patterson, 2014) che aiuterebbero i logopedisti a implementare questo tipo di sedute sono:

  • La costruzione di una forte alleanza terapeutica, attraverso una comunicazione empatica, calda e non giudicante. All’interno di questa relazione, infatti, il paziente può sentirsi libero di esprimersi, predisponendo le basi per comprendere meglio la natura delle proprie difficoltà e impegnarsi attivamente nel trattamento.
  • Il coinvolgimento attivo del paziente nelle decisioni riguardanti lo svolgimento della terapia, nella costruzione del proprio programma terapeutico, nella determinazione degli obiettivi e nella previsione di indicazioni utili che successivamente, alla fine della terapia, preverranno eventuali ricadute.
  • L’individuazione e la ristrutturazione di pensieri disfunzionali riguardo il sé, la malattia e le proprie possibilità di guarigione.

La presa in carico di pazienti con questo tipo di disturbi, quindi, prevedrebbe che l’obiettivo terapeutico e il focus del trattamento non si concentri esclusivamente sulla modifica del comportamento vocale e il rispetto delle regole di “igiene vocale” (Baker, 2008), ma anche sulla gestione delle variabili emotive coinvolte nel disturbo.

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Bibliografia

Baker, J. (2008). The role of psychogenic and psychosocial factors in the development. International Journal of Speech-Language Pathology, 210-230.

Bergamini, G., Casolino, D., & Schindler, O. (2002). Inquadramento delle disfonie. Le disfonie: fisiopatologia, clinica ed aspetti medico-legali (pp. 97-116). San Benedetto del Tronto: Pacini Ed.

Daniilidou, P., Carding, P., Wilson, J., Drinnan, M., & Deary, V. (2007). Cognitive behavioral therapy for functional dysphonia: a pilot study. Ann Otol Rhinol Laryngol, 717-722.

Deary, V., & Miller, T. (2011). Reconsidering the role of psychosocial factors in functional dysphonia. Curr Opin Otolaryngol Head Neck Surg, 150-154.

Dittner, A., Rimes, K., & Thorpe, S. (2011). Negative perfectionism increases the risk of fatigue following a period of stress. Psychology & Health, 263-268.

Frazier, P., Merians, A., & Misono, S. (2017). Perceived control and voice handicap in patients with voice disorders. Health Psychology, 1105-1108.

Miller, T., Deary, T., & Patterson, J. (2014). Improving access to psychological therapies in voice disorders: a cognitive behavioural therapy model. Current Opinion in Otolaryngology Head and Neck Surgery, 201-205.

O’Hara, J., Miller, T., Carding, P., Wilson, J., & Deary, V. (2011). Relationship between fatigue, perfectionism, and functional dysphonia. Otolaryngol Head Neck Surg, 921-926.

Schindler, A., Ginocchio, D., & Schindler, O. (2009). Linee guida per la pratica clinica. La raucedine (disfonia). Traduzione italiana. Otolaryngology–Head and Neck Surgery .

Willinger, U., & Aschauer, H. (2005b). Personality, anxiety and functional dysphonia. Personality and Individual Differences, 1441-1449.

Willinger, U., Vo¨ lkl-Kernstock, S., & Aschauer, H. (2005a). Marked depression and anxiety in patients with functional dysphonia. Psychiatry Research, 85-91.

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