22 Ott 2020

Il Disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Definizione e trattamento

di Dalila Manti


Cosa si intende per ADHD?

Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder – ADHD) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da un deficit dell’attenzione, del controllo inibitorio e del comportamento iperattivo, che insorge tipicamente prima dei 12 anni.

Queste manifestazioni risultano inappropriate rispetto alla specifica età di sviluppo, si presentano in almeno due contesti (familiare e scolastico) e interferiscono con la qualità del funzionamento sociale (APA, 2014).
La presenza del disturbo è stimata in circa il 5% dei bambini ed è più frequente nei maschi che nelle femmine, queste ultime tendono a manifestare maggiormente i sintomi relativi alla disattenzione.

Come si manifesta la disattenzione?

  • Il bambino ha difficoltà a fissare l’attenzione in maniera continuativa nel tempo
  • Si fa distrarre facilmente dagli stimoli presenti nel suo ambiente
  • È disorganizzato ed è sbadato nelle attività quotidiane
  • Non riesce a seguire le istruzioni fornite
  • Non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente
  • È  solito perdere gli oggetti utilizzati quotidianamente


Come si manifesta l’impulsività?

  • Il bambino presenta una difficoltà generale a inibire comportamenti e risposte
  • Risponde prima che la domanda sia stata formulata
  • Ha difficoltà a rispettare i turni parola e i turni di gioco
  • È impaziente, non riesce ad attendere la gratificazione
  • Mette in atto comportamenti pericolosi perché spesso non considera le conseguenze delle sue azioni

Come si manifesta l’iperattività?

  • Il bambino manifesta agitazione
  • È incapace a rimanere seduto e stare fermo
  • Le attività ludiche risultano rumorose e disorganizzate
  • Il bambino ha difficoltà a rispettare le regole e gli spazi dei coetanei
  • Il bambino parla in continuazione e non riesce a controllare l’intensità del tono di voce

È bene chiarire che quasi tutti i bambini possono manifestare i comportamenti sopra elencati in tante situazioni quotidiane, ma non per questo presentano il disturbo.
È la persistenza di queste caratteristiche in vari contesti (scuola, casa, ambienti di gioco), nella maggior parte delle attività (compiti, lezione, gioco con i compagni, dinamiche familiari) che diventa caratteristica stabile del bambino e compromette il normale svolgimento della quotidianità.

Neurofisiologia del disturbo

La capacità di autoregolare il comportamento e le proprie risposte emotive è attribuita alle Funzioni Esecutive (Fig. 1) cioè a quelle abilità volte al controllo volontario dei processi cognitivi e comportamentali utili a compiere tutti i passi necessari al raggiungimento di obiettivi prefissati (Barkley, 1997).
Le Funzioni Esecutive rispondono al controllo della corteccia prefrontale collegata a due gangli basali: il nucleo caudato e il globo pallido.
Studi di neuroimaging hanno permesso di rilevare come una minore estensione dei nuclei basali e della corteccia prefrontale, tempi di attivazione più lenti e un minor consumo di ossigeno delle aree interessate determinino l’incapacità ainibire e autocontrollare le risposte motorie a stimoli ambientali (Castellanos, 1996).

Alcune funzioni della corteccia frontale e del nucleo caudato sono modulate da alcuni neurostrasmettitori: la dopamina attiva nella generazione di risposte e nel controllo cognitivo, la noradrenalina importante per la vigilanza e la serotonina, in particolare diversi gruppi di ricerca hanno dimostrato che nei bambini con ADHD sono presenti varianti del gene che regola la concentrazione di dopamina in specifiche aree cerebrali (Cook, 1995).

Fig. 1 Funzioni Esecutive - Fonte mondoadhd.blog

Fig. 1 Funzioni Esecutive. Fonte mondoadhd.blog

Quali disturbi si associano più frequentemente all’ADHD?

Secondo alcuni studi l’ADHD si presenta in comorbidità con:

  1. Disturbi del comportamento (40-80%): il Disturbo oppositivo provocatorio (DOP) e il Disturbo della condotta. Il DOP si manifesta con comportamenti di sfida, disobbedienza e ostilità mentre nel secondo prevale aggressività e distruttività (Bartoli et al., 2015);
  2. Disturbi d’ansia (30%): legati a situazioni sociali negative come frustrazione scolastica, isolamento sociale ed emarginazione;
  3. Depressione: si riscontrano bassa autostima e senso di inadeguatezza a causa, probabilmente, delle esperienze personali e sociali negative che questi bambini affrontano;
  4. Difficoltà scolastiche: il comportamento impulsivo e disattento potrebbe rendere scarsa la prestazione a scuola

ADHD: quali sono le figure coinvolte nel trattamento?

Le Linee Guida (2002) e i dati della letteratura scientifica raccomandano un intervento multimodale che coinvolga il bambino, la famiglia e la scuola e preveda una combinazione d’interventi di tipo cognitivo-comportamentale e farmacologici utili alla gestione dei comportamenti problema.

Il trattamento comprende:

  • l’intervento diretto al bambino sia sulle abilità di autoregolazione dell’impulsività e della disattenzione che sulle abilità sociali;
  • il Parent training volto a supportare i genitori nella comprensione del disturbo e nell’apprendimento della gestione dei comportamenti problema;
  • il Teacher training basato sulla definizione di interventi utili alla gestione dell’iperattività, all’utilizzo di strategie didattiche volte a potenziare l’apprendimento e strategie per migliorare i rapporti del bambino col gruppo classe;
  • la terapia farmacologica efficace per controllare i sintomi dell’ADHD.

L’intervento terapeutico sarà indirizzato al potenziamento dell’autonomia e dell’autostima del bambino per giungere ad un miglioramento della qualità della sua vita e della sua famiglia.

Bibliografia

American Psychiatric Association – APA (2013) Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali – Quinta Edizione. (DSM-5). Edizione italiana a cura di Massimo Bioni, Raffaello Cortina Editore

Bartoli B., Reale L., Cartabia M., Termine C., Bonati M. (2015) Comorbilità in bambini e adolescenti con disturbo da deficit di attenzione con iperattività/impulsività in regione Lombardia. Giornale di Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva, N. 35, 108-116

Barkley R.A. (1997). ADHD and the nature of self control. New York, Guilford Press

Castellanos F.X. et al. (1996) Quantitative Brain Magnetic Resonance Imaging in Attention-Deficit Hyperactivity Disorder. Arch. Gen. Psychiatry  N. 53, 607-616

Chiarenza G.A., Bianchi E., Marzocchi G.M. (2016) Linee guida del trattamento cognitivo-comportamentale dei disturbi da deficit dell’attenzione con iperattività (ADHD). Linee Giuda SINPIA

Cook E.H., Stein M.A., Krasowski M.D., Coz N.J., Oklon D. M., Kieffer J.E., et al. (1995) Association of Attention Deficit Disorder and the Dopamine Transporters Gene. Am J. Hum. Genet, N. 56, 993-998

Cornoldi C., Gardinale M., Masi A., Pettenò L. (1996) Impulsività e autocontrollo. Trento, Centro Studi Erickson

De Matthaeis M. (2016) Un’innovativa metodologia di intervento cognitivo-comportamentale per Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD o DDAI): il neurofeedback. Sessione di psicologia educativa. Journal of Applied Radical Behavior Analysis, 1-7

Galeazzi A., Meazzini P. (2006) Mente e comportamento. Trattato italiano di psicoterapia cognitivo-comportamentale. Firenze, Giunti

Humphrey L.L. (1982) Children’s and Teacher’s Perspectives on Children’s self control, the Development of two rating scales. Journal of Consulting and Clinical Psychology,  vol. 50, 624-633

Linee Guida SINPIA (2002) ADHD: diagnosi e terapia farmacologica

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