di Valeria Bilanzola
L’emergenza mondiale che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo ha modificato il nostro ritmo quotidiano e le nostre abitudini, inserendo nuove regole sociali e di vita, soprattutto in seguito alla prima fase con l’isolamento.
La pandemia da Corona-virus (SARS-CoV-2 o COVID-19) ha cambiato molti aspetti della quotidianità: aumentando pensieri, preoccupazioni e situazioni di stress che hanno inciso sul nostro benessere psicofisico, e anche sul nostro sonno.
Isolamento e stress sono due fattori che fortemente interferiscono con le attività diurne e la qualità/quantità del sonno. Passiamo circa un terzo della nostra esistenza dormendo, così che negli anni lo studio del sonno ha fatto notevoli scoperte circa la sua importanza per il funzionamento dell’organismo.
Il sonno è una funzione biologica di base, senza si morirebbe; è uno stato di coscienza organizzato in più fasi, ognuna con le proprie caratteristiche fisiologiche, cerebrali e comportamentali.
Si tratta di una condizione dinamica caratterizzata da ridotta attività motoria, diminuita risposta agli stimoli esterni, postura stereotipata e reversibilità di stato.
Influenza in maniera significativa tutti i principali sistemi metabolici dell’organismo (termoregolazione, funzioni muscolo-scheletriche, endocrine, cardiovascolari, gastrointestinali e immunitarie) per cui è strettamente legato alla salute psicofisica e alla qualità di vita in generale di ogni individuo.
I disturbi del sonno, nonostante spesso siano sottovalutati, costituiscono un grande problema di salute pubblica che richiedono monitoraggio e prevenzione in quanto associati a gravi conseguenze come:
- cambiamenti dell’umore;
- cambiamenti del funzionamento cognitivo (Goel et al., 2009; Durmer, J. S., & Dinges, D. F. 2005);
- burnout lavorativo;
- sonnolenza diurna;
- ansia;
- stanchezza;
- ridotta tolleranza del dolore;
- agiscono negativamente nella sfera personale, sociale, professionale;
- aumentano il rischio di incidenti e di malattie croniche (Garbarino, S., et al., 2016; Koo, D., L., 2018).
- Più nello specifico la modifica dei ritmi circadiani altera alcune funzioni immunologiche (con ridotta risposta immunitaria) portando a un peggioramento della sintomatologia delle malattie e aumentando il rischio di infezioni (Besedovsky L et al.,2012).
Molte ricerche (Baglioni et al, 2010) hanno documentato come alterazioni della qualità del sonno siano associate anche a un malfunzionamento delle funzioni ristorative neuro-comportamentali, come la regolazione emozionale (gestione dell’ansia e di sintomi depressivi) che se mantenute a lungo termine, aumentano lo sviluppo di una maggiore vulnerabilità per disturbi fisici e mentali tra cui il PTSD (Gehrman et al., 2013; Miller et al., 2017; Huang & Zhao, 2020) e altri disturbi stress correlati, disturbi d’ansia, depressione e comportamento suicidario (Sher, 2020).
Per cui è abbastanza intuitivo comprendere come il sonno sia stato e sia uno degli aspetti più colpiti dall’emergenza Covid e come sia necessario intervenire tempestivamente sulle difficoltà relative al riposo notturno al fine di prevenire conseguenze più gravi che coinvolgano più funzioni del benessere generale dell’individuo.
I sentimenti di incertezza e di preoccupazione per la salute e per la durata delle restrizioni messe in atto per contenere la diffusione della malattia (Organizzazione mondiale della sanità, 2020) ci hanno portato a vivere questa emergenza sperimentando forti cambiamenti nella routine: organizzare nuovamente la propria vita, ad esempio combinando il lavoro a casa con la scuola online dei propri figli, oppure affrontare il sentimento di solitudine per chi si è ritrovato a vivere da solo.
Ed è stato studiato come la mancanza di interazione sociale colpisca la qualità del sonno, in termini di stress percepito, come evidenzia uno studio recente sul benessere dei cittadini durante l’emergenza Covid-19 in Cina in cui punteggi più alti nelle misure di partecipazione sociale e senso di appartenenza siano correlati a un punteggio più alto nella qualità del sonno (Xiao, Zhang, Kong, Li, & Yang, 2020).
Tali nuove regole di relazione sociale insieme alla paura di contrarre il virus hanno generato un profondo livello di ansia. Le conseguenze della quarantena quindi hanno aumentato il distress psicologico e colpito negativamente la salute mentale (Wang et al., 2020), così come confermano studi relativi a situazioni traumatiche passate.
Ad esempio, durante la pandemia causata dalla SARS nel 2003, molte ricerche (Lee et al., 2007) hanno dimostrato come tali situazioni di emergenza colpiscono la salute e il benessere degli individui aumentando ansia, depressione e livelli di stress della popolazione in generale, non solo di quella colpita dalla malattia.
Le emozioni negative, alla base di tali disturbi psicologici, influiscono notevolmente sul sonno così come i fattori sociali tra cui il benessere economico e soprattutto il supporto sociale e familiare.
Durante il confinamento in casa, il ritmo della vita è stato rallentato forzando in qualche modo le persone a rimanere a riposo e a spendere più tempo a letto; un recente studio italiano evidenzia questa caratteristica paradossale del momento in cui l’aumento del tempo a riposo e trascorso a letto, con uno spostamento dell’orario di addormentamento e di risveglio la mattina, è caratterizzato da una significativa riduzione della qualità del sonno (Cellini et al., 2020).
L’aumento delle difficoltà di sonno è stato registrato principalmente nelle persone con alti livelli di depressione, di ansia e sintomatologia di stress e sono associate a forti sensazioni di dilatazione del tempo. Emerge come la ridotta attività fisica e la scarsa esposizione alla luce solare, l’assenza di attività sociali e la paura del contagio hanno portato a un peggioramento della qualità del sonno, un netto cambiamento nei ritmi sonno-veglia, un incremento nell’uso dei media digitali e a una distorta percezione del tempo che scorre (Zakay, 2014).
Protagonista in assoluto è lo stress scaturito dall’isolamento sociale e dall’impossibilità di dedicarsi ad attività di svago, cambiamenti che, come spiegato, interrompono il sonno notturno (Altena et al., 2020) e aumentano il rischio di sviluppare problemi di salute mentale e fisica (Leigh-Hunt et al., 2017). Il confinamento predispone le persone ad adagiarsi al loro ritmo circadiano.
Ad esempio, persone che hanno la tendenza ad addormentarsi molto tardi potrebbero aumentare il rischio di insorgenza di disturbi del ritmo circadiano; l’ansia e lo stress potrebbero invece incrementare la manifestazione dei disturbi del sonno, in particolare del disturbo di insonnia (Akerstedt, T., Kecklund, G., & Axelsson, J., 2007).
Il Covid19 ha agitato e continua ad agitare anche i sogni degli italiani, ma non solo. È soprattutto la qualità del loro sonno che è rimasta vittima del virus.
Angoscia, risvegli notturni, difficoltà ad addormentarsi: sono queste le differenze che hanno colpito non solo gli insonni cronici, ma anche chi prima godeva di ottimo riposo notturno.
Un’altra conseguenza è stata quella di andare a letto più tardi e di fare sonni agitati, così come è emerso anche dai risultati di una recente ricerca, ancora in fase di pubblicazione, effettuata da Assirem Ets (Associazione Italiana per la Ricerca e l’Educazione nella Medicina del Sonno).
Secondo i dati raccolti, gli italiani non hanno modificato la quantità di ore di sonno, tanto che il totale delle ore di sonno è rimasto invariato, bensì hanno modificato l’orario: si va a dormire 1 o 2 ore dopo rispetto agli orari tipici osservati prima della pandemia e si è spostata in avanti l’ora del risveglio.
L’indagine conoscitiva effettuata su un campione nazionale di 1000 persone rivela che, da quando si è entrati in fase lockdown, si dorme peggio, e con sonni per lo più agitati; il dato ancor più significativo è quello sulla qualità del sonno, percepita come “abbastanza o molto cattiva”. Il tempo di addormentamento è aumentato: il 50% di coloro che dormivano in 15 minuti, ora ci mettono più tempo ed è notevolmente aumentata la percentuale di coloro che impiegano più di un’ora. Aumentano anche i risvegli notturni, causati anche da incubi e sogni agitati. Anche se meno evidente, il periodo Covid ha fatto aumentare del 6% il numero delle persone che sono ricorse a farmaci per dormire 3 o più volte a settimana, mentre sono diminuite di circa il 10% quelle che non ne hanno assunti.
Tale indagine, anche se necessita di un approfondimento, fornisce spunti interessanti per lo studio del sonno e le implicazioni negative su di esso durante situazioni estreme di emergenza e pandemia, ma soprattutto evidenzia un andamento preoccupante da monitorare al fine di prevenire possibili conseguenze a lungo termine sulla salute delle persone e la cronicizzazione di alcuni disturbi.
Considerando che le alterazioni di sonno sono tra i principali fattori predittivi di depressione (Baglioni et al., 2011), ansia e stress, ma anche di problematiche cardiovascolari (Koo, D. L., et al., 2018; Hermann, D. M., & Bassetti, C. L., 2016; Fernandez-Mendoza, J., et al., 2012) o altre malattie croniche e neurodegenerative (Ansari, M., et al., 2017; Howell, M. J., & Schenck, C. H., 2015; Postuma, R. B., et al., 2015; Iranzo, A., et al., 2014), gli interventi preventivi come raccomandazioni su una corretta igiene del sonno e trattamenti tempestivi come terapie brevi di tipo cognitivo-comportamentali specifiche per l’insonnia possono essere di grande impatto sul benessere a lungo termine della persona.
A tal proposito l’Accademia Europea della CBT (Altena et al.,2020) ha proposto linee guida con cui poter gestire e porre attenzione ai problemi di sonno, mediante interventi immediati di controllo dello stimolo, regole per una buona igiene del sonno, tecniche comportamentali di rilassamento e cognitive di ristrutturazione, raccomandazioni di esposizione alla luce naturale al mattino così come promozione dell’attività fisica, gestione dei pasti, evitando il consumo di alcolici la sera, indicazioni di diminuire o evitare sonnellini durante il giorno per far funzionare al meglio il meccanismo omeostatico al sonno. Si tratta di linee guida generali per gli adulti, ma propongono anche delle raccomandazioni più specifiche per le famiglie con i bambini e per il personale sanitario coinvolto nell’emergenza in prima persona o che riguardano l’utilizzo di farmaci, sotto consulto del medico.
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