di Mariangela Prudenzano
Maternità e paternità, tappe essenziali della vita, non sempre sono un’esperienza lineare.
Cosa succede nella mente del genitore quando un processo naturale come la nascita di un bambino si interrompe inaspettatamente?
Il lutto prenatale e perinatale rappresenta un evento molto delicato, di fronte al quale spesso i genitori si trovano impreparati. Nel momento in cui una gravidanza si interrompe, sopraggiunge un dolore che immancabilmente modifica la mamma e chi la circonda: si tratta di un “dolore silenzioso, inaspettato, sordo e crudele, di una frattura nel proprio progetto di genitorialità che rompe nel mezzo creando un arresto nell’esperienza di vita.” (Malacrida, 2019).
Cosa si intende per lutto prenatale e perinatale?
Con il termine “prenatale” si fa riferimento al lutto legato alla perdita del bambino durante tutta la gravidanza.
Il lutto “perinatale” è, nello specifico, la perdita del bambino nella seconda metà della gravidanza e nelle settimane successive alla nascita: nella definizione estesa di lutto perinatale è compresa anche la morte del bambino entro i primi 28 giorni di vita (morte neonatale tardiva).
L’intensità del lutto prenatale non è tanto correlata all’età gestazionale, né alla presenza di patologie fetali o di incompatibilità con la vita, quanto piuttosto al grado di investimento affettivo della coppia genitoriale.
L’età del bambino non ha quindi alcuna importanza per stabilire l’entità della perdita, ma la differenza sta nell’instaurarsi della relazione di attaccamento che inizia molto prima della nascita del bambino (Righetti e Sette, 2000).
Volendo però fornire maggiore chiarezza terminologica, possiamo dire che esistono diversi tipi di “perdite” a cui una donna e la coppia può essere esposta:
- IVG: Interruzione volontaria di gravidanza
- Aborto spontaneo: arresto della gravidanza prima della ventiduesima settimana di gestazione
- Morte intrauterina: arresto della gravidanza dopo la ventiduesima settimana di gestazione
- Morte in utero precoce: dalla ventiduesima alla ventottesima settimana
- Morte in utero tardiva: dopo la ventottesima settimana
- Lutto perinatale: dalla ventiduesima o ventisettesima settimana di gestazione, fino al primo mese dopo il parto
Le fasi del lutto prenatale
La perdita di un figlio può essere annoverata tra le esperienze più traumatiche nella vita di un uomo, un’esperienza mentalmente e fisicamente devastante, capace di mettere in crisi le convinzioni più profonde, la visione della vita, le relazioni affettive e il senso e l’immagine di sé.
Quando viene a mancare un bambino non ancora nato o appena dato alla luce, si attivano diversi vissuti emotivi che caratterizzano le diverse fasi del lutto (Ravaldi, 2009).
Le fasi del lutto prenatale sono:
- Shock
caratterizza i primi giorni dopo aver ricevuto la notizia della perdita; le emozioni più comuni sono stordimento, incredulità e negazione; - Realizzazione
è la fase in cui emerge la consapevolezza della perdita e si comincia a prendere contatto con l’esperienza del dolore.
È in questa fase che compare il senso di colpa associato al pensiero che qualcosa poteva essere fatto per evitare la perdita; - Protesta
compare l’emozione della rabbia. In questa fase si possono ricercare delle colpe e responsabilità all’esterno, nei medici e nel contesto ospedaliero; - Disorganizzazione
in questa fase spesso compaiono depressione e tendenza all’isolamento; si tende anche a evitare alcune situazioni legate alla genitorialità: si pensa che sia meglio non parlare dell’evento fino a far finta con gli altri che nulla sia successo.
A volte, l’isolamento può essere messo in atto anche nei confronti del partner, soprattutto se i due genitori vivono il dolore in modo differente; - Riorganizzazione e accettazione
è la fase in cui la sofferenza comincia ad attenuarsi, la ricerca della solitudine e l’evitamento si riducono ed è possibile che ricompaia il desiderio di maternità.
Questa perdita è un’esperienza drammatica, che presenta tutti gli aspetti del normale processo del lutto, ma con alcune differenze: il lutto perinatale è un evento biologicamente inaspettato e dunque particolarmente inspiegabile da un punto di vista emotivo; è innaturale, poiché solitamente sono i figli che sopravvivono ai genitori, generando quindi un rovesciamento dell’ordine naturale degli eventi.
Il lutto perinatale, inoltre, non è riconosciuto socialmente e culturalmente, spesso totalmente negato o minimizzato, lascia la coppia nella solitudine e nel silenzio.
Come in tutti i tipi di lutto, quello che segue la perdita di gravidanza può rimanere bloccato in varie fasi: un’assenza di dolore può successivamente presentarsi come depressione o altri sintomi psicologici; alcune donne sembrano aver affrontato il dolore ma invece appaiono incapaci di giungere alla risoluzione: queste donne, spesso anni dopo la perdita, sentono come se l’evento “fosse successo ieri” e vengono spesso sopraffatte dall’angoscia.
Le conseguenze psicologiche del lutto prenatale
La perdita di un bambino durante la gravidanza o subito dopo la nascita rappresenta un’esperienza traumatica di grave entità, che può determinare nella coppia un alto rischio di insorgenza di lutto complicato o di un disturbo psichiatrico (Paykel, 1971; Ravaldi et al., 2008).
È esperienza comune delle coppie genitoriali in lutto, vivere una profonda rottura tra il “prima” (la vita in divenire) e un “dopo” (la morte del figlio atteso).
Con la perdita del figlio atteso, i genitori vivono un’esperienza di rottura del percorso genitoriale poiché viene meno l’oggetto d’amore tanto fantasticato, già profondamente parte del loro vissuto (Mouras et al., 2003).
Nel primo periodo successivo al lutto prenatale, i genitori sono spesso infastiditi da tutto ciò che ha a che fare con la genitorialità e possono mettere in atto condotte di evitamento per gestire il dolore della loro perdita, come tenersi lontani dai neonati, evitare coppie con figli piccoli o le donne in gravidanza.
Le emozioni di fastidio, dolore, rabbia e invidia fanno parte del normale processo di elaborazione della perdita e sono collegati a pensieri automatici come: “Perché è accaduto proprio a me?” “Perché lei che è una cattiva madre ha dei figli e io no?”
In particolar modo le madri non vivono solo l’esperienza del lutto ma anche una profonda ferita esistenziale, che può far generare pensieri di incapacità a generare una vita e di senso di colpa dovuto al non essere state in grado di proteggere il proprio bambino.
Questo tipo di ruminazione, pensiero ripetitivo e negativo focalizzato sul proprio malessere emotivo finalizzato a comprenderne cause e conseguenze, sarebbe maggiore nelle madri che vivono la gravidanza come momento di realizzazione della propria esistenza.
I disturbi maggiormente collegati a reazioni di dolore in risposta alla perdita perinatale secondo Kersting & Wagner (2012) sono:
- Depressione;
- Disturbi d’ansia;
- Disturbo da stress post-traumatico;
- Disturbo somatoforme
Il trattamento
Aver perso un bambino in epoca perinatale rappresenta un fattore di rischio psicologico e comportamentale anche per le gravidanze successive e per il futuro stile di attaccamento genitore- bambino.
Un approccio adeguato al lutto è, dunque, essenziale da parte di tutti gli operatori, per la salute dei genitori e per fornire un’assistenza ottimale.
La drammaticità del lutto può essere alleggerita, in una certa misura, se i genitori scelgono di affidarsi a persone competenti, sensibili ed empatiche, capaci di fornire loro uno spazio di ascolto, comprensione umana, sostegno emotivo, comunicazioni chiare e complete, già a partire dal momento in cui viene comunicato loro la perdita.
Per quanto riguarda il sostegno alla coppia genitoriale, la terapia cognitivo-comportamentale, risulta indicata come trattamento di prima scelta del disturbo depressivo e del disturbo d’ansia connesso all’esperienza traumatica.
Inoltre, nel 2012 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato nelle sue linee guida l’EMDR come terapia d’elezione per il trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress.
L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una tecnica psicoterapeutica ideata Francine Shapiro volta a desensibilizzare i ricordi traumatici del paziente così da integrarli nella rete neurale di conoscenze e informazioni; questa tecnica abbinata alla psicoterapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma (CBT-T) risulta essere lo strumento più valido e maggiormente consigliato laddove sussista una diagnosi conclamata di Disturbo Post Traumatico da Stress a seguito del lutto prenatale.
Molto utili risultano i gruppi di auto-mutuo aiuto e le associazioni del settore (es. Ciao Lapo) che forniscono un valido supporto favorendo la condivisione dei vissuti tra le coppie genitoriali che vivono la stessa esperienza.
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Bibliografia
Aragno, B., & Maggi, M. (2020). Parole e gesti per dire addio: Strategie e strumenti operativi per sostenere bambini, adolescenti e adulti di fronte a una perdita o un lutto. FrancoAngeli.
Cataudella, S., Lampis, J., Busonera, A., & Marino, L. (2016). Il processo di costruzione del legame di attaccamento prenatale nelle coppie in attesa: una ricerca esplorativa. Giornale italiano di psicologia, 43(1-2), 349-356.
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Kersting, A. & Wagner, B. (2012). Complicated grief after perinatal loss, Dialogues Clin Neurosci, 14(2): 187–194.
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SITOGRAFIA