Il 7 aprile ricorre la Giornata mondiale della salute.
Questa affonda le sue radici nel 1948, con l’intenzione di sensibilizzare la popolazione mondiale sulla salute. Protagonista di tale iniziativa è l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che, proprio nel 1948, ha organizzato la prima Assemblea mondiale della sanità.
L’OMS ha dichiarato ufficialmente il 2020 “anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetrica”. Una decisione che calza a pennello con il momento che stiamo vivendo, dove le figure sanitarie sono le protagoniste.
In questo clima di incertezza e lotta, il personale medico e sanitario si è trovato ad affrontare turni massacranti, preoccupazioni e tensioni.
Le stesse preoccupazioni che albergano in chi si è ritrovato dentro una vita priva di impegni, fino a un mese fa piena di frenesia che si è mutata in stasi. Una quotidianità fatta di una routine sconosciuta che ha portato un reinventarsi e scoprirsi dentro le proprie mura domestiche, sempre e comunque densa di preoccupazioni e tensioni per la propria salute e per quella dei propri cari.
Tutto ciò come ci ha cambiato? Come ha cambiato i ritmi e come ha cambiato il sonno?
Questo è l’argomento scelto per la giornata mondiale della salute da Istituto Santa Chiara.
Il Dottore Antonio Leo, direttore sanitario e responsabile di area medica “Istituto Santa Chiara” Lecce, Vicedirettore e docente Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Neuropsicologica integrata “Istituto Santa Chiara” Roma, ci spiega:
“L’odierno scenario epidemiologico dovuto all’emergenza Covid-19, ci sta inevitabilmente portando al confronto con una realtà nuova e sconosciuta a molti, densa di preoccupazioni e in alcuni casi di dolore e sofferenza. Ciascuno di noi, a livello professionale e personale, è attraversato da mille pensieri e sensazioni. Abbiamo regole di vita da rispettare per salvaguardare la salute di tutti.
Tutto è cambiato in attesa di un ritorno ad una vita normale. Non eravamo abituati al distanziamento sociale.
Inoltre assistiamo a una diffusione di una quantità di informazioni enorme, provenienti da fonti diverse e dal fondamento spesso non verificabile. Un enorme sovraccarico informativo e di reti. Oggi le notizie si diffondono in modo rapidissimo, veramente “virale” e attraverso canali molteplici. Qualcuno parla di “contagio informativo”.
Non di poco conto questo aspetto legato alla infodemia.
Il consiglio è sempre quello di ridurre il tempo trascorso guardando o ascoltando i media, valutandone le fonti.
Ci sono giunte chiamate di persone, che dedicavano e dedicano all’ascolto o alla lettura delle informazioni sul Coronavirus molte ore giornaliere con quasi l’impossibilità a sottrarsi a tale routine.
In tutto ciò è utile conoscere l’assetto cognitivo-emotivo, le strategie di fronteggiamento messe in atto perché il cambio delle abitudini, con caratteristiche diverse di intensità, durata e frequenza, ha avuto un effetto destabilizzante su molti di noi in svariati ambiti della nostra vita.”
- Dottore in questo è stato coinvolto il sonno? Cosa provoca un sonno inadeguato nel nostro organismo?
“Un sonno inadeguato e le conseguenze diurne dell’insonnia, quali irritabilità, stanchezza e difficoltà di attenzione, contribuiscono a renderci maggiormente esposti a preoccupazioni e pensieri negativi, con conseguente difficoltà a modulare le nostre emozioni di paura e incertezza.
Il mondo, visto dalla finestra di casa e dal monitor del PC o del tablet o del cellulare, ha un aspetto diverso.
Il difficoltoso riposo notturno, con alterazioni del normale e consueto ritmo sonno-veglia, spesso possono portare ad adottare comportamenti di compenso, come il dormire fino a tardi al mattino, l’effettuare sonnellini pomeridiani, il bere bevande stimolanti e l’estendere il tempo trascorso a letto, ritardando l’out of bed.
Tutto ciò aumenta le possibilità di andare incontro a un maggior numero di ore di veglia e/o a una frammentazione del sonno. È importante capire quindi se siano state conservate le routine relative al nostro precedente ritmo sonno-veglia, individuare i fattori ambientali e i relativi stili di vita che non favoriscono il sonno, o lo alterano nella loro qualità. No all’assunzione di sostanze stimolanti, soprattutto nelle ore pomeridiane e serali, prestare attenzione alla dieta e all’alterazione dei consueti orari dei pasti; non ridurre o aumentare l’attività fisica e la sua regolarità.
Inoltre, nuove forme di lavoro, prima solo emergenti, stanno dominando i panorami professionali.
In questa fase così difficile e particolare, Istituto Santa Chiara ha deciso di promuovere una ricerca, in collaborazione con le Scuole di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-neuropsicologica integrata e Psicoterapia cognitivo-comportamentale – Indirizzo Neuropsicologico “Istituto Santa Chiara di Roma e Lecce”, per capire come i cittadini stanno vivendo questo momento, dal punto di vista delle loro abitudini al sonno, correlandole con i determinanti sociali e di deprivazione.
È anche un modo, per chi risponderà al questionario (disponibile solo online e in forma completamente anonima), per dare vita, tramite i risultati, a un modello che ci porti a riflettere su quanto accaduto e trarne spunti e indicazioni per il futuro.”