di Mariangela Prudenzano
Cosa sono i disturbi dell’umore?
I disturbi dell’umore sono alterazioni del tono affettivo e del comportamento che si manifestano come una risposta esagerata alle emozioni.
L’umore influisce sul comportamento di una persona nel mondo esterno, infatti generalmente gli stati d’animo sono considerati funzionali se le risposte affettive non diventano persistenti e sproporzionate tanto da rappresentare un vero e proprio stato morboso.
All’interno del “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders” (DSM-5 – APA), i disturbi dell’umore sono stati suddivisi in due categorie distinte:
- Disturbi Bipolari
- Disturbi Depressivi
I disturbi bipolari sono ulteriormente classificati come:
Disturbo Bipolare I
Caratterizzato da alternanza di:
- episodi maniacali: presenza, per almeno una settimana e per la maggior parte del giorno, di un umore persistentemente elevato, espanso o irritabile. L’alterazione dell’umore è sufficientemente grave da causare una marcata compromissione del funzionamento lavorativo, delle attività sociali abituali, delle relazioni interpersonali, o da richiedere addirittura l’ospedalizzazione;
- ipomaniacali: presenza per un periodo di almeno quattro giorni e per la maggior parte del giorno di un umore persistentemente elevato, espanso o irritabile;
- depressivi: caratterizzati da presenza di umore depresso e perdita di interesse o piacere per almeno due settimane.
Disturbo Bipolare II
Caratterizzato da alternanza di episodi ipomaniacali e depressivi.
Disturbo ciclotimico
Caratterizzato da alternanza di lievi episodi ipomaniacali e lievi episodi depressivi.
Disturbo Bipolare e disturbi correlati indotto da sostanze/farmaci
Tale diagnosi è attribuibile quando l’alterazione del tono dell’umore è ascrivibile solamente a farmaci o sostante assunte dal paziente.
Disturbo Bipolare e disturbi correlati dovuto a un’altra condizione medica
Diagnosticabile quando l’alterazione del tono dell’umore è causata da pregressi disturbi organici.
Disturbo Bipolare e disturbi correlati con altra specificazione
Categoria che si applica quando i sintomi del disturbo bipolare predominano ma non soddisfano pienamente i criteri della classe diagnostica del disturbo bipolare e disturbi correlati.
I disturbi depressivi sono ulteriormente classificati come:
Disturbo da Disregolazione dell’umore dirompente
Si osserva in bambini e adolescenti con frequenti scoppi di rabbia e irritabilità sproporzionati alla situazione.
Disturbo Depressivo Maggiore
Diagnosticato dalla presenza di 5 dei 9 sintomi esistenti per un periodo di 2 settimane:
- umore triste;
- insonnia;
- sensi di colpa;
- diminuzione dei livelli di energia;
- diminuzione della concentrazione;
- diminuzione dell’appetito;
- anedonia (diminuzione delle attività piacevoli)
- aumento o diminuzione dell’attività psicomotoria;
- ricorrente ideazione suicidaria / atti di autolesionismo / tentativo di suicidio.
Distimia
Stato d’animo depresso che non è abbastanza grave da soddisfare i criteri per la depressione maggiore. Ha una durata di almeno due anni negli adulti e un anno nei bambini e negli adolescenti.
Disturbo Disforico Premestruale
Caratterizzato da irritabilità, ansia, depressione e labilità emotiva che si verificano in una settimana prima dell’inizio delle mestruazioni seguite dalla risoluzione dei sintomi dopo l’inizio.
Disturbo Depressivo indotto da sostanze/farmaci
Rilevante e persistente alterazione dell’umore sviluppatisi durante o subito dopo un’intossicazione o astinenza da sostanza oppure dopo l’esposizione a un farmaco.
Disturbo Depressivo dovuto ad altra condizione medica
L’umore depresso è la conseguenza fisiopatologica diretta di una malattia.
Disturbo Depressivo con altra specificazione e senza specificazione.
Eziologia
- Fattori biologici
All’origine dei disturbi dell’umore si riconoscono fattori genetici predisponenti e specifiche alterazioni nei circuiti cerebrali (come l’amigdala, implicata nell’elaborazione delle informazioni di natura emotiva; e la corteccia prefrontale, deputata alla pianificazione e all’autocontrollo) che controllano il tono dell’umore, l’affettività, gli impulsi e alcune funzioni biologiche fondamentali.
Studi di neuroimaging funzionale hanno riscontrato un aumento del volume dell’amigdala nei pazienti con disturbi dell’umore.
Queste alterazioni sono legate principalmente a modificazioni dei livelli di alcuni neurotrasmettitori, in particolare:
- serotonina, fondamentale nella regolazione del tono dell’umore;
- noradrenalina, che aumenta la concentrazione e la capacità di far fronte agli stress;
- dopamina, che ha un ruolo cruciale nella modulazione dell’umore.
È stata riscontrata una riduzione di tali neurotrasmettitori nella depressione e un aumento degli stessi negli episodi maniacali.
Le condizioni mediche che portano a disturbi dell’umore includono:
- Tumori cerebrali
- Encefalite
- Cambiamenti metabolici associati all’emodialisi
- Sclerosi multipla
- Cancro
- Aids
- Ipotiroidismo
Inoltre, esistono alcuni farmaci il cui consumo porta a sintomi che simulano un disturbo dell’umore.
Queste sono anfetamine, cocaina, procarbazina e steroidi. (Bhangle, Kramer, Rosenstein, 2013)
- Fattori genetici
L’ipotesi della natura genetica dei disturbi dell’umore è stata confermata da alcuni studi effettuati su coppie di gemelli e da altri che hanno indicato l’ereditarietà degli stessi.
Il disturbo dell’umore dei genitori è un fattore di rischio per lo sviluppo del disturbo dell’umore nei propri figli (Palma-Gudiel H et al, 2020).
- Fattori ormonali
Numerosi studi hanno evidenziato una maggiore attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) nei soggetti con disturbo dell’umore.
Tale asse coordina i sistemi di risposta neuroendocrina allo stress che si traduce con l’aumento dei livelli di cortisolo, detto appunto l’ormone dello stress.
Inoltre, è stato dimostrato che un aumento del TSH (ormone tireotropo) sia associato all’umore depresso. (Mazza et al, 2004).
- Fattori psicosociali
È stato scoperto che eventi emotivamente stressanti (traumi, morte di persone significative) e un passato di abuso infantile potrebbero configurarsi come fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi dell’umore in adolescenza o in età adulta, in particolare del disturbo depressivo.
Alcuni disturbi della personalità come il disturbo borderline e il disturbo ossessivo-compulsivo sono più frequentemente associati alla depressione (Juruena et al., 2020).
Epidemiologia
La frequenza con cui si manifestano i disturbi dell’umore nella popolazione generale è molto alta rispetto ad altre patologie o disturbi psichiatrici.
Il disturbo depressivo maggiore è il disturbo dell’umore più conosciuto e maggiormente diffuso.
Secondo i dati dell’NCS-R (National Comorbidity Survey) nel mondo occidentale la probabilità di sviluppare un disturbo depressivo nell’arco della vita si aggira intorno al 17%.
Inoltre, la depressione è prominente nei bambini e negli adolescenti, con tassi che vanno dal 18% al 22% nelle ragazze e dal 7% al 10% nei ragazzi entro i 17 anni.
Le donne sembrano essere le più colpite, infatti la maggior parte degli studi sull’incidenza della depressione ha mostrato una percentuale complessivamente più elevata nelle femmine (De Graaf et al., 2013).
La depressione e il disturbo bipolare rappresentano la sesta causa di invalidità nelle persone tra i 15 e i 44 anni, oltre a costituire la causa più comune di disabilità.
La prevalenza della patologia è stimata intorno all’1 – 1,5 %, equamente divisa nei due sessi.
Le donne con disturbo bipolare I e II hanno maggiore probabilità di presentare sintomi depressivi rispetto agli uomini (APA, 2013).
Trattamento
Il trattamento dei disturbi dell’umore prevede sia un intervento farmacologico che psicologico.
Molto efficace risulta la psicoterapia cognitivo-comportamentale che migliora le cognizioni e gli atteggiamenti disfunzionali che sostengono l’umore depresso (APA 1993, 2000).
Terapie di comprovata efficacia sono, anche, le psicoterapie cognitivo-comportamentali mindfulness-based, più note come approcci “di terza onda” o “terza generazione”.
Dove trattare i disturbi dell’umore:
SEDE DI ROMA
SEDE DI LECCE
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Bibliografia
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Bhangle, S. D., Kramer, N., & Rosenstein, E. D. (2013). Corticosteroid-induced neuropsychiatric disorders: review and contrast with neuropsychiatric lupus. Rheumatology international, 33(8), 1923-1932.
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