11 Giu 2021

Perché crediamo ai complotti

di Alessandra Stigliano


I complotti e le teorie cospirazioniste hanno da sempre fatto parte della storia dell’uomo, a volte si sono rivelate fondate (come nel caso del Dieselgate in cui la Volkswagen ha falsificato i collaudi sulle emissioni dei motori diesel) ma spesso sono diventate leggende e storie tramandate nel corso degli anni (come lo sbarco sulla Luna inscenato dalla Nasa).

Le teorie cospirazioniste diventano un problema quando, a causa del loro contenuto, è messo a rischio il benessere e la salute degli individui.

Una teoria complottista si definisce come un’interpretazione di eventi importanti che include una trama segreta messa in atto da gruppi potenti e pericolosi.

Douglas et al., 2019

Il più delle volte, le teorie su complotti, sostengono ideologie basate sul pregiudizio, sulla violenza e sul razzismo, pertanto rappresentano, secondo diversi studiosi, un rischio da non sottovalutare (Jolley, D., Mari, S., & Douglas, K. M., 2020).

In questo momento storico caratterizzato dalla pandemia, possiamo notare gli effetti negativi di questo fenomeno, tradotti in un generale atteggiamento di sfiducia nei confronti della ricerca scientifica (Lewandowsky S, Oberauer K, Gignac GE, 2013) impegnata a dimostrare l’efficacia dei vaccini per combattere diverse patologie, tra cui il Covid-19.

Questo scetticismo nei confronti dell’operato della scienza ha portato anche alla nascita di teorie volte a negare il cambiamento climatico (Jolley & Douglas, 2014a), con il conseguente disimpegno dei cittadini in politica o nella lotta contro le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera (Jolley, D., & Douglas, K. M. 2013).

Quali sono le caratteristiche di queste teorie?

Le teorie cospirazioniste si basano su fatti non verificabili, alludendo spesso a spiegazioni complesse ed esagerate riguardo eventi realmente accaduti (Jade Wu Ph.D., 2020) e, nonostante la mancanza di prove che supportino di tali convinzioni, hanno la capacità di persistere a lungo.

Alcuni autori hanno identificato quattro caratteristiche base alle teorie del complotto:

  • sono consequenziali: anche quando è altamente improbabile che siano vere, hanno un impatto su importanti dimensioni della vita come la salute, le relazioni interpersonali e la sicurezza. Ciò in cui le persone credono, guida poi il loro comportamento (cfr. The Thomas Theorem; Thomas & Thomas, 1928);
  • sono universali: rappresentano una caratteristica trasversale a tutte le culture e non solo di quelle Occidentali, così come spesso si crede (Van Prooijen, J. W., & Douglas, K. M., 2018);
  • sono emotive: le emozioni negative costituiscono le origini psicologiche della fede nelle teorie del complotto, poiché includono ansia, incertezza o la sensazione di non avere controllo (Van Prooijen, J. W., & Douglas, K. M., 2018);
  • sono influenzate dal contesto sociale.

Inoltre, queste teorie, sono caratterizzate da una modalità di pensiero irrazionale e illogico, che non consente quindi di ricostruire la realtà in maniera oggettiva. Qualsiasi azione messa in atto per “falsificare” una teoria cospirazionista, ha il paradossale effetto di rafforzarla e un tentativo di nascondere il complotto stesso (Jade Wu Ph.D., 2020).

Possiamo pensare alle teorie del complotto come a un virus, perché assumono nuova vita mano a mano che si diffondono

Bowes (2020)

Ma perché crediamo ai complotti?

Gli psicologi si interrogano orami da tempo su quali possano essere i meccanismi sottostanti e i fattori che contribuiscono al divulgarsi di teorie del complotto.

Si è visto che differenze individuali stabili possono essere un fattore che facilita l’aumento della fiducia in teorie del complotto, esse sono:

  • rapporti interpersonali ristretti;
  • narcisismo (tra le caratteristiche tipiche: manie di grandezza, mancanza di empatia, necessità di ammirazione da parte degli altri, Cichocka, Marchlewska & Golec de Zavala, 2016);
  • tratti di personalità paranoici (interpretazione degli eventi in modo ostile umiliante e pericoloso per sè stesso);
  • tratti di personalità schizotipici subclinici (carenti capacità di interazione sociale, atteggiamenti inappropriati, non conformi alle regole sociali, Barron, Furnham, Weis, Morgan, Towell & Swami, 2018; Darwin, Neave, & Holmes, 2011; March & Springer, 2019).

In aggiunta a queste caratteristiche, si è visto come una sfiducia nell’autorità, una bassa autostima, un bisogno di unicità, elevati livelli di stress, sono fattori che potrebbero aumentare l’interesse in teorie del complotto (Abalakina-Paap, Stephan, Craig, & Gregory, 1999; Imhoff & Lamberty, 2017; Lantian, Mullerm, Nurra & Douglas, 2017; Swami et al., 2016).

Alcuni studiosi hanno fornito una spiegazione del perché le teorie del complotto acquisiscono maggiore slancio in occasione di eventi di crisi sociale che provocano ansia come il terrorismo, i disastri naturali o la guerra (Van Prooijen & Douglas, 2017).

Si è visto che gli individui sono più propensi a ricercare significati o spiegazioni di fronte a esperienze emotivamente avverse, in virtù del senso di incertezza che provano (Park, 2010). Per cui in un momento di pericolo, aumenta la probabilità che le persone attribuiscano a eventi sospetti attività segrete di gruppi ostili (Hofstadter, 1966).

Inoltre le teorie del complotto sono rafforzate dal bisogno di rassicurazione e controllo che funge da “meccanismo di adattamento di fronte all’incertezza” sulla propria vita e sul proprio ambiente (Lewandowsky S.; Cook J. 2020).

Credere in queste teorie contribuisce a coltivare anche una buona immagine di sé: addossare agli altri la responsabilità di un proprio fallimento, infatti, non intacca la propria autostima, anche se ciò non corrisponde a un esame obiettivo della realtà (Jade Wu Ph.D., 2020).

Cosa fare per contrastare la diffusione delle teorie complottiste?

Dato l’impatto che queste teorie hanno sulla società, diventa fondamentale limitarne la diffusione.

“La tenuta ermetica” di una teoria del complotto comporta che qualunque prova contro di essa si possa interpretare come ulteriore punto a favore (Lewandowsky S, Oberauer K, Gignac GE, 2013).

Una delle azioni possibili è quella di mettere in atto una sorta di “confutazione preventiva”. Si tratta di informare esplicitamente del pericolo di disinformazione su un tema in particolare: se una persona è avvertita preventivamente sulla possibilità di essere indotta in errore, potrebbe sviluppare, con maggiore facilità, una forma di resistenza ai messaggi complottisti (Jolley, D., & Douglas, K. M., 2017).

Le informazioni fornite dai governi o da i mass media in materia di salute e scienza, devono essere quanto più precise e dettagliate possibile, in modo da dimostrare che una teoria del complotto affermi il falso. Una buona pratica in tal senso è quella di insegnare ad analizzare logicamente i fatti piuttosto che basarsi solo su intuizioni (Swami, V., Voracek, M., Stieger, S., Tran, U. S., & Furnham, A., 2014).

Inoltre, aumentare nell’individuo la percezione di essere parte attiva in un processo di cambiamento, diminuisce il rischio di cadere nella trappola cospirazionista (van Prooijen, J. W., & Douglas, K. M. (2018).

Le teorie del complotto, in base alle loro caratteristiche, possono esercitare un discreto fascino sulle nostre menti; contro di esse, dobbiamo utilizzare la logica e imparare ad accettare l’incertezza.
Riconoscere la nostra ansia in determinate situazioni è importante per imparare a soppesare i fatti in modo da poter essere sempre implementati con conoscenze utili (Jade Wu Ph.D., 2020).

Bibliografia

Abrams, Z. (2020, November 18). What do we know about conspiracy theories? http://www.apa.org/news/apa/2020/11/conspiracy-theories

Jolley, D., Mari, S., & Douglas, K. M., 2020. Consequences of Conspiracy Theories. In M. Butter & P. Knight (Eds.), Routledge handbook of conspiracy theories, (pp. 231–241).

Bowes, S. M., Costello, T. H., Ma, W., & Lilienfeld, S. O. (2020). Looking under the tinfoil hat: Clarifying the personological and psychopathological correlates of conspiracy beliefs. Journal of Personality.

Cookson, D., Jolley, D., Dempsey, R., & Povey, R. (2021). If they believe than so shall I: Perceived beliefs of the in-group predict conspiracy theory belief. Group Processes and Intergroup Relations.

Jolley D, Douglas KM (2014) The Effects of Anti-Vaccine Conspiracy Theories on Vaccination Intentions. PLoS ONE 9(2): e89177. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0089177

Jolley, D., & Douglas, K. M. (2017). Prevention is better than cure: Addressing anti-vaccine conspiracy theories. Journal of Applied Social Psychology, 47, 459–469. doi:10.1111/jasp.12453

Lewandowsky S.; Cook J. (2020) Breve Guida alle Teorie del Complotto. Disponibile sul sito http://sks.to/conspiracy

Thorburn, S., & Bogart, L. M. (2005). Conspiracy beliefs about birth control: barriers to pregnancy prevention among African Americans of reproductive age. Health Education & Behavior, 32(4), 474-487. https://doi.org/10.1177/1090198105276220

van Prooijen, J. W., & Douglas, K. M. (2018). Belief in conspiracy theories: Basic principles of an emerging research domain. European journal of social psychology, 48(7), 897–908. https://doi.org/10.1002/ejsp.2530

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