di Aida Andrisani
L’Agorafobia è un disturbo d’ansia che porta chi ne soffre a provare paura rispetto alla possibilità di trovarsi in uno spazio aperto e/o affollato (es. mercato, parco, cinema, supermercato, attesa in fila), situazioni o luoghi nei quali potrebbe essere difficile o imbarazzante provare a fuggire o chiedere aiuto nel caso si manifestassero alcuni sintomi d’ansia (es. vertigini, sudorazione, tachicardia, tensione muscolare, difficoltà a concentrarsi, ecc.).
Queste persone tendono a evitare i luoghi e le situazioni temute e se sono costretti ad affrontarle presentano ansia intensa o necessitano che qualcuno fidato li accompagni (Morrison, 2014).
Anche se letteralmente Agorafobia significa “paura della piazza del mercato”, i luoghi aperti e affollati non sono gli unici a essere potenzialmente temuti da queste persone.
Luoghi chiusi (es. cinema e teatri) e lo stare lontano da casa da soli sono anch’esse situazioni attivanti.
Ciò che le accomuna, per la persona con Agorafobia, è la paura di essere incapace o inabile a fuggire o ottenere aiuto nel caso in cui si verificasse un attacco di panico o una crisi di ansia (Weiss Roberts, Yudofsky, & Hales, 2015).
Diagnosi
La diagnosi di Agorafobia è possibile solo dopo un attento esame clinico-anamnestico volto all’individuazione di criteri condivisi, indispensabili e alla quantificazione e accertamento delle ricadute funzionali sulla vita quotidiana, come il peggioramento della qualità delle relazioni familiari e interpersonali, limitazioni nello svolgimento dell’attività lavorativa e di qualsiasi altra attività importante per il singolo.
Si tratta di una diagnosi poco agevole, che spesso si presenta in comorbidità con altri disturbi d’ansia o presenta tratti confondenti che fanno pensare a fobie specifiche o stati post traumatici (Weiss Roberts, Yudofsky, & Hales, 2015).
Secondo la corrente classificazione dei disturbi mentali (APA, 2014), è possibile parlare di Agorafobia quando una persona manifesta paura o ansia marcata relativa ad almeno due situazioni tra le seguenti:
- utilizzo dei trasporti pubblici;
- trovarsi in spazi aperti;
- trovarsi in spazi chiusi;
- stare in fila oppure tra la folla;
- essere fuori casa da soli.
La paura è accompagnata da comportamenti di evitamento di queste situazioni, ed è sempre presente in relazione alle stesse in modo persistente da almeno 6 mesi.
Inoltre l’ansia e il timore, legati al pensiero che potrebbe essere difficile fuggire o chiedere aiuto, devono presentarsi come sproporzionate rispetto al reale pericolo posto dalla situazione agorafobica e creare un disagio clinicamente significativo, ovvero una compromissione tangibile del funzionamento sociale, lavorativo e di altre aree importanti per la vita di una persona.
Può presentarsi in associazione ad altri disturbi d’ansia (es. fobie specifiche, ansia generalizzata, disturbo di panico) e/o dell’umore.
Solitamente i disturbi d’ansia precedono la comparsa della sintomatologia da Agorafobia, mentre stati depressivi possono svilupparsi secondariamente alla stessa (APA, 2014).
Sintomi
Le manifestazioni fisiologiche che caratterizzano il timore e l’ansia anticipatoria nell’Agorafobia possono essere:
- difficoltà di equilibrio e sensazione di capogiro;
- vertigini;
- cardiopalmo;
- tachicardia;
- vampate di calore e rossore;
- brividi e freddo improvviso;
- sensazione di soffocamento;
- dolori addominali e nausea;
- tensione muscolare;
- tremori e formicolii.
Tuttavia, il focus del disturbo risiede nei comportamenti di evitamento che conseguono alla paura che queste manifestazioni fisiologiche possano presentarsi in luoghi e situazioni dove il soggetto pensa non sia possibile mettersi in sicurezza.
Vale a dire: la persona con Agorafobia assume comportamenti disfunzionali guidati da pensieri irrazionali che si basano su un’intensa preoccupazione circa evitare e controllare le situazioni in cui potrebbe non avere accesso ad aiuto e protezione in caso di panico o disagio.
Queste possono manifestarsi secondo diversa intensità e avere conseguenze che fanno oscillare la gravità del disturbo dall’evitamento delle situazioni e dei luoghi temuti, alla necessità di essere sempre accompagnati quando si esce, al rimanere sempre chiusi in casa.
Per questo l’Agorafobia può essere riconosciuta come uno tra i disturbi d’ansia più invalidanti, che spesso porta il singolo a richiedere un aiuto psicoterapeutico (Perdighe & Mancini, 2010).
Fattori di rischio e cause
Il disturbo agorafobico può manifestarsi a qualsiasi età, seppur si presenti con maggiore frequenza in soggetti che ricadono nella fascia tra la tarda adolescenza e i primi periodi dell’età adulta, oppure negli over 40.
Sembrerebbe, inoltre, che le donne abbiano il doppio della possibilità di sperimentarne i sintomi rispetto agli uomini (APA, 2014).
Spesso l’Agorafobia si sviluppa di conseguenza a una serie di attacchi di panico, quando una persona inizia, per esempio, a evitare di uscire di casa o frequentare luoghi pubblici per paura che altri attacchi simili si manifestino (Morrison, 2014).
In generale, la presenza conclamata di un altro disturbo d’ansia o la predisposizione temperamentale a sperimentare frequentemente stati ansiosi si configurano come fattori di rischio importanti nello sviluppo del disturbo agorafobico.
Anche se non esiste un completo consenso a riguardo, alcuni autori ritengono che fattori ambientali quali l’iperprotettività parentale, l’aver sperimentato traumi, lutti o terrori notturni nei primi anni di vita, possano determinare una futura diagnosi (Balaram & Marwaha, 2020).
Inoltre, il tasso di ereditarietà sarebbe del 61%. L’agorafobia ha la più forte e specifica associazione con il fattore genetico che rappresenta la propensione alle fobie (APA, 2014).
Trattamento
Nel trattamento dell’Agorafobia, come anche degli altri disturbi d’ansia, la psicoterapia cognitivo-comportamentale ha sviluppato protocolli di trattamento efficaci e validati dalla comunità scientifica.
Questi si basano su tecniche che aiutano il singolo a prendere consapevolezza dell’asimmetria e sproporzionalità tra le proprie reazioni comportamentali e il reale grado di pericolosità delle situazioni da cui cerca di proteggersi.
Per fare ciò è essenziale che la persona comprenda come ogni suo comportamento è determinato dal contenuto dei suoi pensieri, ovvero dal suo modo di interpretare e valutare gli stimoli provenienti sia dal mondo esterno sia dal proprio mondo interno (es. stati fisiologici e sensazioni). Si tratta di pensieri automatici, di cui non sempre siamo consapevoli, il cui contenuto non sempre corrisponde alla realtà dei fatti.
Lo psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, dopo essersi dedicato alla conoscenza e approfondimento dei comportamenti messi in atto dalla persona con Agorafobia che causano un significativo disagio, insieme alla stessa andrà a individuare e approfondire i pensieri automatici errati che sono alla base di tali comportamenti e a modificarli.
Questo modo di procedere, tipico della terapia cognitivo-comportamentale, va sotto il nome di Ristrutturazione Cognitiva e insieme a tecniche espositive tese all’accettazione dell’ansia e del rischio di panico compongono gli aspetti centrali del trattamento per l’Agorafobia (Perdighe & Mancini, 2010).
Bibliografia
APA. (2014). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – Fifth ed.
Balaram, K., & Marwaha, R. (2020, Marzo 31). Agoraphobia. Tratto da StatPearls.
Morrison, J. (2014). DSM-5 Made Easy: Percorsi alla diagnosi. Edra ed. .
Perdighe, C., & Mancini, F. (2010). Elementi di psicoterapia cognitiva. Giovanni Fioriti Ed. .
Weiss Roberts, L., Yudofsky, S. C., & Hales, R. E. (2015). Manuale di psichiatria – APA. Edra Ed. .