di Rossana Francesca Colucci
Cosa sono?
Le Funzioni Esecutive si riferiscono alle capacità cognitive coinvolte nell’iniziazione, pianificazione, organizzazione e regolamentazione dei comportamenti (Stuss & Benson, 1986).
Il termine indica una serie di processi cognitivi che interagiscono tra loro per avviare pensieri e organizzare azioni funzionali al raggiungimento di uno scopo (Shallice, 1994; Benso, 2010), fornendo al soggetto le abilità necessarie per gestire il proprio comportamento.
Lo sviluppo delle funzioni esecutive avviene durante l’infanzia e coincide con la maturazione dei lobi frontali, che continua fino all’adolescenza (Fuster, 1993).
In età evolutiva, i deficit associati sono:
- scarso controllo degli impulsi
- difficoltà nel monitorare il comportamento
- ridotta capacità di servirsi dei feedback dell’adulto per pianificare le azioni
- scarsa abilità di ragionamento astratto
- difficoltà nel generare strategie
- scarsa flessibilità̀ mentale.
Le funzioni esecutive sono implicate:
- Nella pianificazione di strategie di risoluzione dei problemi (problem solving)
- Nel monitoraggio del proprio comportamento
- Nell’inibizione di risposte comportamentali non adeguate al contesto (autocontrollo)
- Nella capacità di passare rapidamente da un compito all’altro (shifting o flessibilità cognitiva)
- Nel mantenimento delle informazioni e nella loro manipolazione per l’esecuzione di un compito (working memory)
- Nell’aggiornamento continuo delle informazioni
- Nella consapevolezza della sequenza temporale degli eventi
- Nella capacità di astrazione e categorizzazione di stimoli ed eventi
- Nella volontà di dare inizio alle azioni (volizione)
- Nell’eseguire azioni che richiedono il distacco da comportamenti abituali e stereotipati (comportamento strategico) (Shallice, 1994)
- Nel mantenimento dell’attenzione nel tempo.
Tali funzioni consentono, quindi, di manipolare mentalmente le idee, di adattarci rapidamente e in modo flessibile alle circostanze in continuo cambiamento, di ragionare, di rimanere concentrati e affrontare nuove sfide.
Permettono, inoltre, di prendere delle decisioni ed esercitare il controllo su ciò che facciamo (Diamond, 2013).
Grazie alle funzioni esecutive, siamo in grado di inibire gli impulsi che potrebbero metterci nei guai o che potrebbero farci prendere delle decisioni errate.
Aspetti clinici delle funzioni esecutive
Molti studi in letteratura associano le funzioni esecutive al lobo frontale del nostro cervello, in particolar modo alla corteccia prefrontale, che sembrerebbe svolgere una funzione fondamentale nel controllo esecutivo dei comportamenti.
Tale ipotesi è supportata dagli effetti delle lesioni dei lobi frontali (Umiltà e Stablum, 1998).
Soldati feriti in guerra in tali aree cerebrali, infatti, manifestavano gravi alterazioni comportamentali ed erano incapaci di mettere in atto azioni sequenziali al raggiungimento di uno scopo (Stuss e Benson, 1986).
L’insieme dei deficit cognitivi e delle anomalie comportamentali che si rilevano nei pazienti con lesione dei lobi frontali è conosciuto come Sindrome Disesecutiva (Baddeley e Wilson, 1988) e comporta alterazioni nella pianificazione, organizzazione, ragionamento astratto, problem solving, decision making e monitoraggio del comportamento (Ardila e Surloff, 2004).
Pazienti con tale sindrome possono mostrare un pensiero rigido con difficoltà a generarne dei nuovi.
Tuttavia, le funzioni esecutive possono essere sensibili anche a danni in altre regioni cerebrali.
Pazienti affetti da Morbo di Parkinson mostrano una diminuzione della flessibilità concettuale e alterazioni dell’iniziativa (Lezak, 1995).
Le funzioni esecutive sono inoltre fondamentali nell’apprendimento della lettura (Benso et al., 2005), infatti, soggetti con dislessia presentano delle carenze significative nelle funzioni esecutive (Brosnan et al., 2002).
Anche in pazienti con trauma cranico possono essere compromesse.
In loro potrebbe manifestarsi una disregolazione emotiva con sbalzi d’umore, irritabilità e scoppi d’ira.
Tali persone potrebbero apparire come meno empatiche, a causa di una difficoltà di comprensione dei bisogni e dei sentimenti altrui e sembrano non essere consapevoli dei propri cambiamenti cognitivi e comportamentali.
Infine, le funzioni esecutive sono alterate in alcuni disturbi psichiatrici, come la schizofrenia (O’Carroll, 2000) e tendono a deteriorarsi anche nei normali processi di invecchiamento (Craik et al.,1995; Hachinski, et al., 1987).
Trattamento
Le funzioni esecutive possono essere potenziate attraverso dei cicli di Riabilitazione Cognitiva (Diamond & Lee, 2011).
Come ogni funzione cognitiva, infatti, tendono a migliorare quanto più le alleniamo (Blair, 2017).
Indipendentemente dall’approccio riabilitativo utilizzato, è sempre importante lo sviluppo di una relazione terapeutica con il paziente (Sohlberg & Mateer, 2001). Il danno cerebrale alle funzioni esecutive, infatti, può comportare, una riduzione della motivazione, problemi comportamentali e anosoagnosia (incapacità di riconoscere di avere un deficit cognitivo).
La terapia può basarsi sulla gestione dei tempi, sull’organizzazione dello spazio fisico o sulla pianificazione delle attività quotidiane.
Il terapeuta, infatti, potrebbe fornire situazioni target a difficoltà crescente sulle quali elaborare una pianificazione di attività ipotetiche, come una colazione, un programma ricreativo o qualsiasi altro evento significativo per il paziente (Sohlberg & Mateer, 2001).
Altre attività potrebbero essere dei Training che stimolino indirettamente le funzioni esecutive, lavorando sulla memoria prospettica, sulle funzioni attentive o con interventi comportamentali che riducano le azioni disfunzionali.
Per gli individui con gravi disabilità sarebbe più opportuno procedere con una riabilitazione di tipo individuale e con attività da svolgere anche a casa quotidianamente.
Le sedi a cui rivolgersi per potenziare le funzioni esecutive
Roma:
Telefono: 06/69365736
Cellulare: 345/5585599
Email: info.roma@istitutosantachiara.it
Indirizzo: via Properzio, 6 – Roma
Lecce:
Telefono: 0832/348383
Cellulare: 393/9102469
Email: riabilitazionelecce@istitutosantachiara.it
Indirizzo: Via Campania, 5 – Lecce
Bibliografia
Ardila, A., & Surloff, C. (2004). Dysexecutive syndromes. Medlink Neurology. San Diego: Arbor Publishing Co
Baddeley, A., & Wilson,, B. (1988). Frontal amnesia and the dysexecutive syndrome. Brain and Cognition. Volume 7, Issue 2, Pages 212-230
Benso, F., (2010). Sistema attentivo-esecutivo e lettura. Un approccio neuropsicologico alla dislessia. Il leone verde: Torino
Benso, F., Stella, G., Zanzurino, G. G. F., Chiorri, C. (2005). Il fuoco attentivo e la dislessia evolutiva. Dislessia. Vol. 2, n. 2
Bergman Nutley S, Söderqvist S, Bryde S, Thorell LB, Humphreys K, Klingberg T. (2011). Gains in fluid intelligence after training non-verbal reasoning in 4-year-old children: a controlled, randomized study. Dev. Sci, 14: 591–601
Blair, C. (2017). Educating Executive Function. Wiley Interdiscip Rev Cogn Sci (1-2): 10.1002/wcs.1403
Brosnan, M., Demetre, J., Hamill. S., Robson, K., Shepherd, H., Cody, G. (2002). Executive functioning in adults and children with developmental dyslexia. Neuropsychologia, 40, 12, Pages 2144-2155
Craik, F. I. M., Anderson, N. D., Kerr, S. A., & Li, K. Z. (1995). Memory changes in normal aging. In A. D. Baddeley, B. A.Wilson,&F. N.Watts (Eds.), Handbook of memory disorders (pp. 211–242). Chichester, England: Wiley
Diamond, A. & Lee, K. (2011). Interventions and programs demonstrated to aid executive function development in children 4-12 years of age. Science, 333, 959.
Diamond, A. (2013). Executive Functions. Annu Rev Psychol. 2013; 64: 135–168. doi: 10.1146/annurev-psych-113011-143750
Fuster, J. M. (1993). Frontal lobes. Current Opinion in Neurobiology, Volume 3, Issue 2, Pages 160-165 https://doi.org/10.1016/0959-4388(93)90204-C
Hachinski, V. C., Potter, P, & Merskey, H. (1987). Leuko-araiosis. Archives of Neurology, 44, 21–23
Ladavas, E., & Berti, A., (2014). Neuropsicologia. Terza Edizione. Il Mulino: Bologna
Lezak, M. D. (1995). Valutazione neuropsicologica. Volume 2 – Compendio dei test e delle tecniche di valutazione. Edra: Monza
O’Carroll, R. (2000). Cognitive Impairment in Schizophrenia. Advances in Psychiatric Treatment, 6(3):161-168
Shallice, T. (1994). Multiple levels of control processes. In: Umilta, C., Moscovitch, M. (Eds.), Attention and performance XV (pp.395–420.). Cambridge, MA: MIT Press
Sohlberg, M., M., & Mateer, C., A. (2001). COGNITIVE REHABILITATION. An Integrative Neuropsychological Approach. THE GUILFORD PRESS New York London
Stuss, D., & Benson, F. (1986). The frontal lobes. New York: Raven Press
Umiltà, C., & Stablum, F. (1998). Control processes explored by the study of closed-head-injury patients. In G. Mazzoni & T. O. Nelson (Eds.), Metacognition and cognitive neuropsychology: Monitoring and control processes (pp. 37–52). Mahwah, NJ: Erlbaum
Varney, N. R., & Menefee, L. (1993). Psychosocial and executive deficits following closed head injury: Implications for orbital frontal cortex. Journal of Head Trauma Rehabilitation, 8(1), 32–44