di Alessandra Pastore
Un bambino di 12 mesi è seduto sul sedile del carrello della spesa mentre la madre lo spinge all’interno del supermercato.
Un adulto sconosciuto si avvicina e dice:
“Come sei carino! Sei l’aiutante della mamma?”
Il bambino guarda immediatamente la madre.
Quest’ultima, riconoscendolo come suo collega, gli sorride e gli fa un cenno con la testa.
Il bambino guarda l’adulto sconosciuto, sorride e dice:
“Sì, sì!”.
Quando un bambino piccolo entra per la prima volta in contatto con un oggetto o una persona fino ad allora sconosciuti, inizialmente tende a fissarli e a osservarli per un breve periodo e, prima di intraprendere un’azione, guarda la figura di riferimento a lui vicina.
Il bambino cerca così di “captare” un segnale e avere un consenso, cercando un suggerimento su come comportarsi.
Ne ha bisogno perché una situazione nuova costituisce per lui un’incognita, rappresenta l’inesplorato con cui non è mai entrato in contatto e da cui non sa cosa aspettarsi.
Per il bambino questa situazione è caratterizzata da incertezza.
Questo fenomeno prende il nome di social referencing, meglio noto in italiano come riferimento sociale.
Il riferimento sociale si riferisce all’uso, da parte dei bambini, del caregiver come referente emotivo in situazioni ambigue (Walden, 1993).
Il social referencing è composto da tre componenti sequenziali (Rosen, Adamson, & Bakeman, 1992):
- il bambino cerca attivamente la valutazione emotiva di una situazione da parte di un adulto significativo;
- l’adulto significativo fornisce un chiaro messaggio emotivo;
- il bambino regola e orienta il comportamento allineandolo a quel messaggio.
A che età si manifesta il social referencing?
La maggior parte delle ricerche si sono focalizzate su bambini di almeno 12 mesi, considerando la deambulazione come variabile dipendente per valutare l’influenza del riferimento sociale sulle decisioni comportamentali del bambino (ad esempio se avvicinarsi o allontanarsi da un oggetto o persona sconosciuta), ad eccezione di alcuni studi (Devouche, 2004; Feinman & Lewis, 1983).
I bambini di età inferiore ai 6 mesi mostrano diverse abilità, come ad esempio la discriminazione delle espressioni emotive nelle modalità visive e vocali, che rappresentano un precursore del riferimento sociale (Vaillant-Molina & Bahrick, 2012).
Recenti ricerche, utilizzando tecnologie di tracciamento oculare, hanno dimostrato che i neonati di 6 mesi guardano attivamente gli adulti alla ricerca di informazioni e che il comportamento di un bambino di 9 mesi può essere influenzato dal comportamento di uno sperimentatore (Seniu, Csibra e Johnson, 2008).
Tuttavia, alcuni autori (Baldwin & Moses, 1996) hanno messo in dubbio questa ipotesi, data la scarsa prestazione del bambino in compiti di teoria della mente (ToM).
Questi risultati suggeriscono che già dal sesto mese i bambini inizino a usare il social referencing come un modo per ottenere una comprensione più profonda del loro ambiente immediato.
Con l’età, il bambino utilizzerà il social referencing sempre di più e inizierà a rispondere all’azione dei genitori.
Quali sono le fasi di sviluppo del social referencing?
- 0-6 mesi
Il bambino risponde con il sorriso sociale non selettivo (in risposta alla voce umana dalle 5-8 settimane; di fronte alle persone familiari dal 3° mese di vita) e con il sorriso sociale selettivo (specie diretto alla madre dopo il 3° mese); - 6 mesi-1 anno
Impara a esprimere gioia, tristezza e rabbia. Egli è in grado di distinguere tra estranei e persone familiari; - 1-2 anni
Guarda il caregiver per orientare il proprio comportamento di fronte a un oggetto o persona sconosciuta. Esprime felicità quando lodato per qualcosa di buono e imita linguaggio e azioni.
Emergono le emozioni complesse (timidezza, colpa, vergogna, orgoglio e invidia), che sono emozioni apprese, non immediatamente riconoscibili tramite indicatori facciali specifici; - 2-4 anni
Il bambino mostrerà stati d’animo e interessi diversi, esprimerà maggiore autonomia pur usando il riferimento sociale per tutto; - 4-5 anni
A quest’età vi è una componente più evoluta nella comprensione delle emozioni. Il bambino ora è capace di rendersi conto che pensieri ed emozioni degli altri possono essere diversi dai propri. L’acquisizione di tale capacità rappresenta una svolta importante, perché permette al bambino di prevedere le reazioni degli altri in funzione del contesto con precisione sempre maggiore.
Social Referencing e Attenzione Congiunta
Il termine social referencing appare spesso in letteratura insieme al termine attenzione congiunta.
Alcuni ricercatori hanno anche descritto l’attenzione congiunta come un’abilità fondamentale alla base del riferimento sociale o come un prerequisito per lo sviluppo dello stesso (Vaillant-Molina & Bahrick, 2012).
Con attenzione congiunta ci si riferisce alla condivisione triadica dell’attenzione tra due individui e un terzo oggetto o evento. Tali comportamenti includono lo sguardo referenziale (che si verifica quando un individuo guarda ciò che un’altra persona sta guardando e quando usa la direzione dello sguardo dell’altro nel tentativo di dirigere la tua attenzione su qualcosa) e gesti quali il dare, il mostrare e l’indicare con il dito.
Nello sviluppo tipico, sia i bambini che i loro genitori utilizzano in modo flessibile comportamenti verbali e non verbali per stabilire frequenti episodi di attenzione congiunta. Quando il comportamento è iniziato dal genitore, si dice che il bambino è responding to join attention (RJA), ad esempio segue lo sguardo del genitore per guardare un oggetto terzo (come ad esempio un aeroplano in volo).
Al contrario, quando il bambino inizia, ci si riferisce a initiation of joint attention (IJA), ad esempio indica o vocalizza per guidare l’attenzione dell’adulto e soddisfare i suoi bisogni e interessi nell’ambiente sociale immediato.
Impegnarsi in comportamenti di RJA e IJA facilita lo sviluppo delle competenze sociali di base e migliora le abilità linguistiche (Cochet et al., 2016).
Già prima che i bambini siano in grado di indicare o parlare, possono usare i loro movimenti oculari per influenzare il genitore, alternando lo sguardo diretto al volto del genitore e all’oggetto.
Per tali motivi, in alcuni casi, come nel disturbo dello spettro autistico vi è un deficit nel social referencing.
Infatti una caratteristica precoce dei bambini autistici è una compromissione dell’attenzione congiunta. Tale difficoltà è causata dalla scarsa capacità di indicare, di mostrare oggetti per condividerli, di seguire ciò che viene indicato.
Il disturbo dello spettro autistico è caratterizzato da deficit persistenti della comunicazione sociale e dell’interazione sociale in molteplici contesti, compresi deficit della reciprocità sociale, della comunicazione non verbale utilizzata per i rapporti sociali, e delle abilità di sviluppare, mantenere e comprendere le relazioni interpersonali.
Perché è importante il riferimento sociale nel bambino?
Il ruolo delle reazioni dell’adulto significativo è di fondamentale importanza per lo sviluppo psicologico del bambino, in quanto dalle sue risposte emotive dipende il comportamento del piccolo.
Un adulto che manifesta atteggiamenti che veicolano emozioni positive e rassicuranti incoraggia il bambino a esplorare il proprio mondo, rendendolo più sicuro e autonomo.
Al contrario, invece, se le emozioni trasmesse sono negative, incerte o ambigue il bambino reagirà con la medesima incertezza tendendo a evitare di approcciarsi alle novità, precludendosi la possibilità di relazionarsi con l’inesplorato, che rappresenta comunque un’opportunità di crescita.
È una parte importante del processo decisionale ed è fondamentale per costruire la fiducia del bambino sulle sue capacità decisionali.
Inoltre pone le basi per la comprensione delle connotazioni di diverse espressioni emotive e ciò avrà una profonda influenza sullo sviluppo del bambino.
Infine, il social referencing è importante per lo sviluppo dell’empatia che implica processi di risonanza emotiva grazie ai quali il bambino sa provare le emozioni degli altri, inizialmente in forma ancora indifferenziata e non cognitiva, ma ben presto secondo modalità più perfezionate.
Bibliografia
Baldwin D. A., Moses L. J. (1996). The ontogeny of social information gathering. Child Dev. 67, 1915–1939. 10.1111/j.1467-8624.1996.tb01835.x [CrossRef] [Google Scholar]
Cochet H, Byrne RW (2016): Communication in the second and third year of life: Relationships between nonverbal social skills and language. Infant Behavior & Development. 44:189-198.
Devouche E. Mother versus Stranger: A Triadic Situation of Imitation at the End of the First Year of Life. Infant And Child Development. 2004;13(1):35–48. doi: 10.1002/icd.334. [CrossRef] [Google Scholar]
Feinman S, Lewis M. Social referencing at ten months: A second-order effect on infants’ responses to strangers. Child Development. 1983;54(4):878–887. [PubMed] [Google Scholar]
Senju A, Csibra G, Johnson MH. Understanding the referential nature of looking: Infants’ preference for object-directed gaze. Cognition. 2008;108(2):303–319. doi: 10.1016/j.cognition.2008.02.009. [PubMed] [Google Scholar]
Vaillant-Molina M, Bahrick LE. The role of intersensory redundancy in the emergence of social referencing in 5½-month-old infants. Developmental Psychology. 2012;48:1–9. doi: 10.1037/a0025263. [PMC free article] [PubMed] [CrossRef] [Google Scholar]
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