20 Ott 2020

L’attenzione condivisa nell’autismo

di Dalila Manti


 

L’attenzione condivisa (= guardare insieme verso) su una persona, un oggetto o un evento rappresenta un importante prerequisito per il normale sviluppo cognitivo del bambino, in particolare per lo sviluppo del linguaggio, per lo sviluppo delle abilità relazionali e per la capacità di comprendere il punto di vista dell’altro.

Questa abilità si realizza tramite la condivisione dello sguardo o di un gesto che permette di stabilire, mantenere e dirigere l’attenzione.
Per il bambino l’attenzione condivisa è una garanzia del riconoscimento dei suoi bisogni.

Tipicamente l’attenzione condivisa nasce nella relazione diadica (tra due) tra il bambino e il genitore nel momento in cui nascono:

  • il sorriso del bambino,
  • l’indicare un gioco,
  • il focalizzarsi su una stessa pagina in un libro.

Dopotutto i bambini imparano a comunicare a livello non verbale prima di imparare a comunicare usando le parole.

Per i bambini affetti da autismo queste attività possono essere difficili proprio a causa del deficit della abilità sociali necessarie a stabilire e mantenere il focus con altre persone.
La comunicazione sociale, in effetti, risulta ridotta proprio perché manca il contatto oculare, l’attenzione condivisa, il gesto referenziale e l’incapacità a comprendere gli stati mentali altrui.

È da precisare che le difficoltà di attenzione condivisa non implicano direttamente la presenza del disturbo dello spettro autistico.

 

L’Intervento sull’attenzione condivisa in bambini con autismo

Una modalità volta a potenziare l’abilità di attenzione condivisa è l’utilizzo di strategie di modeling.

Dato che le abilità di attenzione congiunta non si verificano spontaneamente nei bambini affetti da autismo, è possibile mostrare loro dove direzionare lo sguardo tramite l’utilizzo di gesti referenziali.
Alcune volte potrebbe essere d’aiuto un prompt (suggerimento) visivo: si indicano dapprima i nostri occhi e si disegna una linea immaginaria che dai nostri occhi giunge all’oggetto su cui puntare l’attenzione.
Potrebbe essere anche d’aiuto l’uso di oggetti familiari o oggetti da cui il bambino è particolarmente attratto.

La tempestività degli interventi è un fattore importante per lo sviluppo e potenziamento di questa abilità.
Sarebbe utile incorporare questi esercizi nella routine del bambino autistico la cui giornata è scandita da compiti, azioni e fasi prevedibili e fisse per ottenere dei miglioramenti.

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