di Claudia Falcone
L’anno 2020 rimarrà probabilmente nella memoria collettiva come l’anno della pandemia del Covid-19.
Il periodo che abbiamo vissuto, e che stiamo attualmente vivendo, è sicuramente un periodo difficile per tutti.
Per far fronte all’epidemia i diversi governi nazionali hanno dovuto agire per garantire la sicurezza e la salute dei propri cittadini. Il governo Italiano, in particolare, ha cercato di sensibilizzare e responsabilizzare la popolazione, ma si è reso anche necessario introdurre delle regole legislative che indicassero le misure da rispettare per garantire un certo grado di sicurezza. Tra queste l’utilizzo delle mascherine, il distanziamento sociale, l’utilizzo dei dispositivi di igienizzazione e la limitazione degli spostamenti sono tra le misure più importanti a cui, tuttora, ci stiamo sottoponendo.
La criticità della situazione, però, ha portato il governo a prevedere misure ancora più restrittive.
Il 9 Marzo 2020 è stato emanato un DPCM, in cui veniva presa la decisione di istituire un cosiddetto “lockdown” sull’intero territorio nazionale.
Il lockdown generalizzato in Italia ha avuto una durata complessiva di 69 giorni. Durante tale periodo si è assistito ad un graduale cambiamento del nostro stile di vita. La popolazione Italiana ha risposto abbastanza bene e responsabilmente alle misure adottate dal governo, anche grazie a diverse iniziative sociali che sono state intraprese. Nonostante ciò un significativo numero di persone ha violato le regole imposte dal governo, incorrendo talvolta anche in pesanti sanzioni.
Ma perché queste persone non sono riuscite a rispettare le regole?
Perché le persone non rispettano le regole del lockdown?
Per rispondere a questa domanda occorre rivolgersi agli studi della psicologia sociale, in particolare all’importante contributo dello psicologo Albert Bandura e del suo lavoro “la teoria socio-cognitiva” del 1986.
Secondo questa teoria quando una persona commette un’azione che va contro i suoi principi morali si viene a creare una dissonanza cognitiva, intesa come la tensione che si viene a creare quando attuiamo un comportamento che è in opposizione con una nostra idea, che provoca malessere nell’individuo. Quest’ultimo, per cercare di placare il malessere, mette in atto dei meccanismi cognitivi, ossia tutto l’insieme di strategie mentali che l’individuo può utilizzare per elaborare le informazioni, in grado di contrastarlo. Le strategie cognitive trasformano i comportamenti immorali e inaccettabili in comportamenti accettabili (Alessandri et al., 2020).
Un altro concetto importante di Bandura è il costrutto del disimpegno morale, che rappresenta l’insieme dei meccanismi cognitivi, individualmente costruiti e socialmente appresi, che liberano l’individuo dai sentimenti di autocondanna nel momento in cui si comporta in modo “sbagliato”, facendolo, così, distaccare moralmente (Bandura, 1990).
Strategie cognitive che rendono “accettabili” i propri comportamenti immorali
Varie sono le strategie cognitive che l’individuo mette in atto per rendere accettabili i propri comportamenti immorali.
Queste possono agire su diversi aspetti (Bandura, 2017):
Sul comportamento immorale in sè, attraverso:
- La giustificazione morale
In particolare, un comportamento immorale può essere reso accettabile facendo appello a fini superiori. L’individuo, quindi, penserà di agire in base a un bene superiore che trascende il male dell’azione.
Es. “lo faccio in nome di Dio”. - L’etichettamento eufemistico
Un comportamento immorale può essere ridimensionato secondo i modi in cui viene etichettato a livello linguistico.
Es. “è solo una ragazzata”. - Il confronto vantaggioso
Un comportamento immorale può essere attenuato mettendolo in confronto con altri comportamenti peggiori.
Es. “non è così grave come quello”.
Sull’attribuzione di responsabilità del comportamento immorale, attraverso:
- Dislocamento di responsabilità
La responsabilità di un comportamento immorale può essere attribuita ad un elemento esterno o dalle esigenze di una particolare situazione.
Es. “l’ho fatto solo perché ero ubriaco”. - Diffusione di responsabilità
La responsabilità di un comportamento immorale può essere distribuita con altri individui generando un senso di non imputabilità personale.
Es. “ma tanto lo fanno tutti”
Sulle conseguenze del comportamento immorale, attraverso:
- La distorsione delle conseguenze
Le conseguenze di un comportamento immorale possono essere ignorate o minimizzate.
Es. “ho buttato la spazzatura a terra, ma certamente non sarà questo a contribuire all’inquinamento”.
Sulle vittime che subiscono il comportamento immorale, attraverso:
- La deumanizzazione
Alla vittima del comportamento immorale viene attribuita un’assenza di sentimenti umani. - L’attribuzione di colpa
Alla vittima del comportamento immorale viene attribuita la colpa del comportamento. L’individuo si convince che l’offesa arrecata alla vittima era meritata, cosi da giustificare il proprio comportamento come difesa nei suoi confronti.
Es. “se l’è cercato”.
Ovviamente la comprensione del perché le persone emettono dei comportamenti immorali, tra i quali il non rispetto delle regole imposte, è molto più complessa.
Uno studio italiano
Un recente studio italiano si è posto come obiettivo quello di comprendere i meccanismi che hanno promosso l’attuazione di comportamenti rispettosi durante il lockdown (Alessandri et al., 2020).
I comportamenti analizzati sono: il distanziamento sociale e stare a casa.
Il rispetto di questi comportamenti veniva calcolato in base al numero totale di uscite e in base alla media di uscite giornaliere.
Gli autori hanno proposto un modello teorico che individua i costrutti del disimpegno morale e della fiducia sociale generalizzata come mediatori e moderatori dei comportamenti rispettosi delle regole, ipotizzando inoltre che le differenze individuali di questi costrutti possano essere spiegate dai tratti di personalità.
Di seguito uno schema riassuntivo dello studio (vedi fig. 1).
I costrutti presi in considerazione come mediatori e moderatori dei comportamenti sono il disimpegno morale, precedentemente descritto e la fiducia sociale generalizzata.
Quest’ultima, per gli autori, è costituita da tre componenti: la fiducia che si ripone nelle altre persone che si conoscono (amici, parenti etc.), la fiducia che si ripone nelle altre persone che non si conoscono e la fiducia che si ripone nel governo. Il disimpegno morale e la fiducia sociale, sono a loro volta mediati dalle differenze individuali che, per gli autori, possono in parte dipendere da alcuni tratti di personalità definiti “positivi” (gradevolezza, coscienziosità e stabilità emotiva) o “negativi” (narcisismo, psicopatia e machiavellismo).
Fig.1 Schema riassuntivo studio. Tratta da Alessandri et al., 2020
I risultati evidenziano che:
- Il disimpegno morale può considerarsi come predittore dei comportamenti di un individuo.
Tuttavia la relazione significativa emerge solamente sul comportamento “distanziamento sociale”. Gli autori ipotizzano che questo risultato possa essere causato del fatto che il comportamento “stare a casa”, per alcuni individui può essere considerato di minor trasgressione (es. si deve uscire per fare la spesa) e/o può essere considerato come positivo, considerandolo del tempo guadagnato; - Solo due componenti della fiducia sociale generalizzata, quali fiducia negli altri conosciuti e fiducia nel governo, sono risultati rilevanti nella predizione dei comportamenti rispettosi delle regole. In generale, emerge che i comportamenti rispettosi sono promossi se gli individui si fidano o delle altre persone che conoscono che agiscono come loro o del governo che gliele impone.
Infine, il livello fiducia negli altri e nel governo può essere favorito o ostacolato dai tratti di personalità.
In sintesi, l’importanza di questo studio è quella di evidenziare come i costrutti del disimpegno morale e della fiducia sociale, siano elementi importanti per la promozione dei comportamenti rispettosi delle regole durante il Covid-19.
Bibliografia
Alessandri G, Filosa L, Tisak MS, Crocetti E, Crea G and Avanzi L. (2020) “Moral Disengagement and Generalized Social Trust as Mediators and Moderators of Rule-Respecting Behaviors During the COVID-19” Outbreak. Front. Psychol. 11:2102. doi: 10.3389/fpsyg.2020.02102
Bandura, A. (1990). “Selective activation and disengagement of moral contro”l. J. Soc. Issues 46, 27–46. doi: 10.1111/j.1540-4560.1990.tb00270.x
Bandura, A. (2017). “Disimpegno morale. Come facciamo del male continuando a vivere bene”. Ed.Erikson DPCM 9/03/2020, in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana