Riabilitazione neurovisiva e ortottica Lecce

CHE COS’È L’ORTOTTICA?

L’ortottica (dal greco “orto”: dritto e “optichè”: atto della visione) è un ramo dell’oculistica che si occupa della prevenzione e valutazione dei deficit muscolari e sensoriali che colpiscono l’apparato visivo e della loro riabilitazione tramite tecniche specifiche.

L’obiettivo della visita ortottica è diagnosticare la presenza di anomalie a carico dell’apparato neuromuscolare dell’occhio (alterazioni a carico dei muscoli oculari, deficit dei nervi che comandano i muscoli degli occhi) e le alterazioni che da questi derivano (visione doppia, confusione, strabismo, ambliopia, anisometropia, paralisi oculari, ecc) per poi disporre il trattamento adatto al disturbo riscontrato.

In particolar modo, la visita ortottica è volta a individuare le anomalie della visione binoculare, ovvero una caratteristica del sistema visivo che permette di percepire la tridimensionalità del mondo che ci circonda, di valutare le distanze relative degli oggetti e capirne la differente collocazione spaziale.

Infatti, attraverso un meccanismo di fusione, si permette agli impulsi provenienti dai due occhi di essere fusi in una sola percezione visiva; pertanto, la sovrapposizione del singolo campo visivo monoculare destro con il singolo campo visivo monoculare sinistro formerà un’immagine binoculare.

A chi è rivolta la visita ortottica

La visita ortottica è fondamentale nei bambini anche come indagine preventiva, dato che non sempre le alterazioni motorie e sensoriali del sistema visivo presentano sintomi evidenti. 

Il follow-up pediatrico consiglia di eseguire la visita ortottica:

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Tra i primi sei e otto mesi di vita:

una visita ortottica eseguita in età neonatale permette di rilevare eventuali difetti visivi di particolare gravità, tali cioè da poter compromettere una capacità visiva ottimale. Proprio in virtù dei rischi conseguenti, una loro tempestiva individuazione li renderà più facilmente correggibili e in ogni caso permetterà una concreta limitazione dei danni.
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Tra i primi due e tre anni di vita:

è il momento chiave in cui rilevare problemi come l’ambliopia, o volgarmente occhio pigro, considerata anche la capacità del bambino di collaborare con il medico e distinguere forme, colori e simboli.

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Tra i cinque e i sei anni:

con l’avvento dell’età prescolare. Lo scopo principale sarà in tal caso quello di saggiare il regolare progresso del sistema visivo del bambino e far sì che non si presentino difficoltà tali da ripercuotersi sulla sua capacità di leggere e scrivere.

La visita ortottica può essere utile anche in pazienti adulti. Anche in età adulta spesso si possono presentare disturbi che inducono visione doppia, alterazioni del campo visivo e anomalie posturali: un’alterazione della funzione visiva comporta una modifica della postura e viceversa, in quanto visione e postura sono due meccanismi all’interno di un unico processo percettivo. Per esempio, un soggetto astigmatico non corretto refrattivamente potrà indurre una posizione anomala del capo (PAC). Tali disturbi sono la conseguenza di patologie sia generali che specifiche del sistema visivo o di attività lavorative/sportive particolarmente faticose per gli occhi che dunque necessitano di un trattamento ortottico di riabilitazione.

Quali sono i trattamenti applicati dall’ortottista?

TRATTAMENTO E RIABILITAZIONE ORTOTTICA

1. Nei bambini di età compresa tra i 3 e gli 8-9 anni, strabismo e ambliopia vengono trattati, nel 90% dei casi, con una terapia riabilitativa (detta occlusiva), che consiste nel bendare l’occhio che vede di più (dominante) per costringere l’occhio più “pigro” (ambliope) a lavorare e a sviluppare la stessa acuità visiva dell’altro.

2. Negli adulti, in presenza di uno strabismo post-chirurgico o post-traumatico o, ancora, legato a una paralisi oculare, si tende a prescrivere una lente prismatica che orienta la luce in modo particolare per ridurre la diplopia (visione doppia) la quale, in genere, si manifesta a seguito di questi eventi. I casi più gravi, invece, richiedono un trattamento chirurgico effettuato dall’oculista.

3. Nei pazienti che presentano un affaticamento nella motilità oculare si può effettuare una serie di sedute in cui si svolgono esercizi ortottici riabilitativi (training ortottico) allo scopo di rieducare e rinforzare la muscolatura oculare.

4. Nei bambini con DSA, il compito della riabilitazione ortottica è trattare quei disturbi (quali l’accomodazione, la difficoltà di messa a fuoco e la convergenza spesso deficitaria) che provocano affaticamento da vicino per poi lavorare sull’attenzione visiva, l’orientamento spaziale, la coordinazione occhio – mano, la velocità visuo-motoria, le saccadi e lo sviluppo della fissazione periferica, migliorando le abilità a registrare e interpretare quello che accade lateralmente mentre si sta eseguendo un compito che impegna la visione centrale. Il trattamento ortottico avrà, quindi, lo scopo di potenziare la correttezza e la precisione dei movimenti oculari aiutando così il bambino non solo nello svolgimento delle attività scolastiche, ma anche in tutte quelle attività di vita quotidiana che vedono interessate queste abilità.

RIABILITAZIONE NEUROVISIVA

La Riabilitazione Neurovisiva è una terapia che si occupa di tutti gli aspetti della funzione visiva dell’età evolutiva, a partire dai problemi di ipovisione pura o correlata ad altre patologie (come la paralisi cerebrale infantile) fino a problemi visuo-percettivi e visuo-cognitivi, laddove non si manifestano deficit visivi veri e propri.

La riabilitazione neurovisiva interviene quando i processi di apprendimento sono ostacolati da riduzioni visive e difficoltà di mantenimento dell’attenzione, di organizzazione dei movimenti oculari e di riconoscimento dell’oggetto e dello spazio. Si passa, quindi, dalle stimolazioni dell’acuità visiva (ad esempio, per i bambini ipovedenti nei primi mesi di vita si predispone spesso un ambiente oscurato con oggetti luminosi), alle stimolazioni dei movimenti oculari e dell’esplorazione, attraverso le quali spesso si ottiene una prima consapevolezza delle competenze visive residue, ossia quello “spazio buono” da utilizzare, preservare e proteggere, sul quale la persona fragile può contare per mantenere la sua autonomia e la sua socialità. In tal modo, si innesca nel paziente (spesso di età infantile) la voglia di guardare.

Questa metodologia si prefigge il mantenimento e potenziamento dell’eventuale residuo visivo, il recupero delle funzioni oculo-motorie e della funzione neurovisiva, intesa come identificazione, riconoscimento ed elaborazione a livello cerebrale dell’immagine visiva.

Si aggiungono, inoltre, altri obiettivi determinanti:

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Analisi dell'acuità visiva e delle abilità visuo-motorie e percettive

Rientrano nelle attività che possono contribuire allo sviluppo visuo-percettivo: l’appaiamento di figure uguali o che appartengono alla stessa classe per colore, forma o funzione; l’individuazione di analogie e somiglianze, o, al contrario, l’esclusione di una figura perché non soddisfa criteri logici di appartenenza ad un gruppo; le operazioni di barrage in cui è richiesto al bambino di ricercare all’interno di un foglio con stimoli diversi solo il target richiesto e infine, la percezione visiva.
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Miglioramento dell'attenzione visiva

Per attenzione s’intende la capacità del bambino di orientarsi in direzione degli stimoli dell’ambiente e di generare risposte adeguate a tali stimoli.
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Miglioramento dell’analisi e dell’esplorazione visiva con schemi esplorati semplici e complessi

Il bambino viene allenato a esplorare, secondo uno schema preordinato, una serie di target: da sinistra verso destra, viceversa, con percorso circolare o a spirale.

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Sistemi di compenso per le difficoltà gnosiche ovvero l’incapacità di riconoscere un oggetto mediante una o più modalità sensoriali.

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