di Serena Trevisi
Il Binge Eating Disorder o Disturbo da alimentazione incontrollata (BED) é un disturbo di origine psichiatrica che si manifesta con frequenti episodi in cui vengono assunte enormi quantità di cibo in un tempo relativamente breve, insieme alla sensazione di perdere il controllo mentre si sta mangiando.
Le persone che ne soffrono si alimentano in modo veloce, caotico e incontrollato, mettendo in atto vere e proprie abbuffate. Esse si preoccupano moltissimo del proprio comportamento e lo giudicano un serio problema, sia per la sensazione di perdita di controllo che provano, sia per le implicazioni che le abbuffate possono avere sul peso corporeo e sulla salute.
Spesso il disturbo si presenta in concomitanza con ansia e depressione.
Inoltre, le persone con Binge-eating riportano una qualità della vita e della salute peggiore rispetto alle persone obese senza BED.
Le prime si differenziano dalle seconde sia per un maggiore apporto calorico durante le abbuffate, sia per le risposte emozionali cariche di sentimenti depressivi, disinibizione e rabbia (Folope V. et al, 2012).
Contrariamente a come si potrebbe pensare esso non deriva da cattive abitudini alimentari.
Si distingue, inoltre dalla Bulimia Nervosa (BN) per l’assenza di comportamenti compensatori (vomito, assunzione di lassativi ecc.) finalizzati al decremento del peso corporeo.
Esordio e decorso
Sebbene il BED fosse inizialmente considerato un disturbo tipico dell’età adulta, studi recenti suggeriscono un’età di insorgenza inferiore (Kessler RC et al, 2013), esso infatti potrebbe manifestarsi già nell’ infanzia e nell’adolescenza.
L’età media di insorgenza andrebbe dalla fine dell’adolescenza ai 20 anni.
Si tratta di un disturbo relativamente comune, con una prevalenza stimata nella popolazione generale intorno all’1,4%. Tuttavia, questa stima aumenta sostanzialmente tra gli individui obesi nonostante non vi siano enormi differenze tra maschi e femmine (Kessler et.al, 2013).
Insorge spesso in seguito a continue diete fallimentari.
Si è visto, inoltre, come persone con BED erano in sovrappeso già in età precoce, presentavano continue oscillazioni di peso, avevano paura di ingrassare ed erano preoccupate per la forma corporea.
Il disturbo tende a essere stabile e persistente nel tempo con basse probabilità che possa sfociare in altri disturbi dell’alimentazione (Castellini G. et al, 2011).
Caratteristiche psicopatologiche
Le persone con BED sperimentano periodicamente l’assunzione incontrollata di una grande quantità di cibo, chiamata “abbuffata”.
L’abbuffata compulsiva avviene almeno una volta alla settimana e presenta le seguenti caratteristiche:
- la quantità di cibo ingerita in un determinato periodo di tempo è superiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe in uno stesso lasso di tempo in circostanze simili;
- è presente la sensazione di perdita di controllo, cioè sentire che non si è in grado di smettere di mangiare o di controllare cosa e quanto si sta mangiando;
- sono presenti senso di colpa, disgusto e disprezzo verso se stessi dopo l’abbuffata.
Durante le abbuffate vengono assunti in modo caotico e veloce cibi cosiddetti “ingrassanti” e molto calorici.
Spesso all’origine dell’abbuffata c’è l’aumento ponderale che può far crescere la preoccupazione per il peso e le forme corporee e favorire così lo sviluppo di emozioni negative come la rabbia, la tristezza, la noia, l’ansia, che a loro volta possono portare a nuove abbuffate.(Grilo et al.,2013).
Inoltre anche la restrizione alimentare legata alle convinzioni distorte sul cibo, sulla forma e sul peso corporeo potrebbe facilitare la perdita di controllo e condurre ad una nuova abbuffata (Ricca V. Et al, 2009).
Gli effetti positivi conseguenti a un’abbuffata durano però poco e vengono presto sostituiti da disgusto, senso di colpa e autosvalutazione.
Il comportamento dell’abbuffarsi spesso interferisce con la vita e il benessere della persona. Chi ne soffre il più delle volte nasconde il problema, si isola dagli altri e non si confronta con nessuno.
Caratteristiche neurobiologiche
Il BED può essere associato a una serie di alterazioni cognitive connesse alle funzioni esecutive cioè un insieme di processi che interagiscono tra loro e che ci consentono di pianificare azioni complesse, utilizzando strategie efficaci utili al raggiungimento di uno scopo.
Si evidenziano attivazioni cerebrali alterate nelle regioni associate all’impulsività e alla compulsività, una diminuzione della sensibilità alla ricompensa e una maggiore attenzione focalizzata verso il cibo e l’alimentazione (Kessler RM. et al, 2016).
L’impulsività riguarda il processo decisionale che, nelle persone con BED, porta a una ridotta previsione delle conseguenze di un’azione, ad avere maggiori impulsi quando si riceve una ricompensa e a processi decisionali svantaggiosi (Dawe e Loxton, 2004).
La compulsività, invece è caratterizzata dall’esecuzione di azioni ripetitive e persistenti non finalizzate a un obiettivo o ricompensa generale e che può persistere nonostante le conseguenze negative (Dalley et al., 2011).
Le alterazioni nei circuiti cortico-striatali che si riscontrano nelle persone con BED sono simili a quelle presenti nelle persone dipendenti da sostanze.
Anche nella “dipendenza dal cibo” sono coinvolti il sistema dopaminergico, deputato alla ricompensa, il sistema serotoninergico, implicato nella regolazione del tono dell’umore e gli oppioidi endogeni implicati, tra altre funzioni, nel controllo dell’appetito (Schag K, et al., 2013).
Infatti, si evidenziano alterazioni funzionali nella corteccia prefrontale, insulare, nello striato e nella corteccia orbitofrontale (Kessler RM. et al, 2016), regioni che sono tutte legate alle funzioni esecutive.
Trattamento
Il trattamento d’elezione per il disturbo da alimentazione incontrollata è la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) (Vocks S. et al., 2010).
Molti studi hanno dimostrato l’efficacia della TCC nel ridurre le abbuffate con tassi di remissione del BED intorno al 50-60% (Amianto F. et al., 2015).
L’intervento terapeutico, infatti, ha come obiettivi primari l’interruzione delle abbuffate e la riduzione della sofferenza emotiva associata a questa patologia (come l’ansia e la depressione).
Le persone con binge eating durante il percorso ricevono informazioni sul cibo, sui rischi legati all’obesità e sui benefici dell’attività fisica, imparando a mangiare in modo più sano e a condurre uno stile di vita equilibrato. La terapia cognitiva prevede la messa in discussione di pensieri erronei riguardo a se stessi, al mondo e agli altri che portano a modalità comportamentali disfunzionali come le abbuffate compulsive.
Inoltre si basa sull’individuazione degli stati emotivi che possono innescare le abbuffate e lo sviluppo di modalità più funzionali per affrontarle.
In particolare, il trattamento mira alla riduzione dell’eccessiva preoccupazione per il peso e le forme corporee, promuovendo una migliore immagine di sé.
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Bibliografia
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Amianto F., Ottone L., Abbate Daga G. et al. (2015). Binge-eating disorder diagnosis and treatment: a recap in front of DSM-5. BMC Psychiatry ; 70.
Castellini G, Lo Sauro C, Mannucci E, Ravaldi C, Rotella CM, Faravelli C, et al., (2011). Diagnostic crossover and outcome predictors in eating disorders according to DSM-IV and DSM-V proposed criteria: a 6-year follow-up study. Psychosom Med; 73(3):270–9.
Dalle Grave R. (2015). Alle mie pazienti dico… informazione e auto-aiuto per superare i disturbi dell’alimentazione. Verona, Positive Press.
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