22 Feb 2021

I disturbi alimentari in età evolutiva

di Mariangela Prudenzano


I disturbi del comportamento alimentare (DCA) possono essere definiti come disturbi persistenti a carico di processi di alimentazione e nutrizione e/o di comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo.
Questi comportamenti influenzano in modo significativo la salute fisica e il funzionamento psicosociale dell’individuo e non sono secondari a una condizione medica generale o ad altri disturbi psichiatrici (Fairburn & Walsh, 2002).

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali, DSM 5 (APA 2015), definisce i «Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione», descrivendo sei principali categorie diagnostiche:

  • Anoressia nervosa (restrizione nell’assunzione delle calorie necessarie);
  • Bulimia nervosa (ricorrenti abbuffate e condotte compensatorie quali vomito, uso di lassativi)
  • Disturbo di alimentazione incontrollata (disturbo da abbuffate)
  • Pica (persistente ingestione di contenuti non commestibili);
  • Mericismo (disturbo da ruminazione, rigurgito di cibo ripetuto);
  • Disturbo alimentare evitante/restrittivo (incapacità di soddisfare le richieste nutrizionali).

Il DSM-5, inoltre, contiene anche disturbi dell’alimentazione e nutrizione con altra specificazione, tra cui rientrano il disturbo da condotta di eliminazione e la sindrome da alimentazione notturna che invece non soddisfano pienamente i criteri diagnostici dei disturbi descritti.

Negli ultimi anni, sono diventati oggetto di indagine di molti studiosi (Atzeni, Converso & Loera, 2020; De Pascalis, 2020; Laghi, Pompili, Bianchi, Lonigro, & Baiocco 2020;) i “nuovi disturbi alimentari”.
Tali “disturbi” non sono diagnosticabili, poiché non ancora inseriti tra i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, essi sono:

  • Ortolessia: eccessiva ossessione per un’alimentazione sana;
  • Drunkoressia: restrizione delle calorie per poter assumere bevande alcoliche senza aumentare di peso;
  • Vigoressia: ossessione per i muscoli;
  • Pregoressia: ossessione per il peso durante la gravidanza, che spinge le donne a sottoporsi a diete troppo restrittive e allenamenti prolungati.

Durante l’infanzia e l’adolescenza si possono verificare diversi tipi di comportamento alimentare, ma solo alcuni di questi possono risultare problematici e configurarsi come un vero e proprio disturbo.

I disturbi alimentari in età evolutiva

Spesso i genitori possono preoccuparsi per le modalità con cui i bambini si alimentano: ad esempio, alcuni bambini attraversano la fase delle “manie alimentari”, in cui mangiano solo pochi tipi di cibi, solitamente tre o quattro alimenti; altri bambini in età prescolare assumono un’alimentazione abbastanza restrittiva, riducendo la scelta dei cibi e anche la quantità; in un’altra fase, molti adolescenti tendono a consumare quantità eccessive di cibo, fra un pasto e l’altro fanno più volte merende e spuntini che non interferiscono con il pasto successivo.
Questi esempi rappresentano varie modalità tipiche dell’infanzia e dell’adolescenza, ma nessuna di queste è anomala o pericolosa.

Di cosa ci si dovrebbe preoccupare e quando in modo specifico una difficoltà alimentare diventa un vero e proprio disturbo?

Ecco i disturbi alimentari specifici dell’infanzia e dell’adolescenza:

Anoressia Nervosa: è il più noto tra i disturbi alimentari, è caratterizzato dal forte desiderio di perdere peso, eccessiva preoccupazione per le forme del corpo, percezione distorta della propria immagine e bassa autostima, oltre che un’alimentazione inadeguata;

Bulimia Nervosa: si manifesta nella tendenza a fare frequenti abbuffate, a cui segue il senso di colpa e il disgusto verso se stessi. Gli adolescenti con bulimia nervosa usano il vomito, i lassativi e fanno eccessivo esercizio fisico per controllare il peso;

Alimentazione Selettiva: assunzione di pochi tipi di alimenti, che va oltre la normale fase di sviluppo delle manie di cibo che si riscontra nei bambini più piccoli. Spesso questi bambini sono molto resistenti a ogni tipo di nuova esperienza, non amano cambiare la routine e hanno difficoltà a tollerare posti nuovi e fare nuove amicizie: questi comportamenti fanno parte di uno spettro di comportamenti associati al Disturbo dello Spettro Autistico.

Fobia del Cibo: molti bambini temono i cibi troppo solidi o farinosi: si preoccupano di mettere cibo in bocca e di deglutirlo per paura di soffocare, di vomitare o di essere avvelenati. Ciò si verifica in bambini altamente sensibili che spesso formulano associazioni strane o illogiche tra eventi fantasticati che poi diventano la causa dell’evitamento di determinati cibi. 

Evitamento Emotivo del Cibo: alcuni bambini non hanno particolari opinioni distorte circa il proprio corpo, ma soffrono di disturbi emotivi come tristezza, preoccupazione e ossessioni che interferiscono con l’appetito e con le loro modalità alimentari.

Iperalimentazione Compulsiva: tipica di quei bambini/ragazzi che mangiano molto sin dall’infanzia e persistono nella stessa modalità durante la preadolescenza e l’adolescenza. Questo disturbo si differenzia dalla bulimia perché manca la fase del vomito autoindotto e l’abuso di lassativi.

Cause

Oggi si ritiene che i Disturbi del Comportamento Alimentare siano la conseguenza dell’interazione tra più fattori predisponenti:

  • genetici,
  • biologici,
  • individuali,
  • familiari
  • socio-culturali

A questi si aggiungono i fattori scatenanti, vale a dire tutte quelle situazioni che precedono l’insorgenza del disagio e sembrano quindi averlo provocato in modo diretto.
Tra questi si collocano tutti quegli eventi e situazioni che di per sé non sono in grado di causare un DCA, ma che possono indurlo in persone vulnerabili e predisposte: fallimenti scolastici, lavorativi e affettivi (delusioni amorose o difficoltà di relazione con partner, amici e genitori), conflitti o separazione dei genitori, lutti, separazioni in genere, cambiamenti di vita, di città, di scuola o casa, malattie.
Talvolta possono non esserci episodi evidenti di difficoltà, ma una serie di impegni vissuti come insostenibili che possono portare a un senso di inadeguatezza scatenante.
Allora anche eventi apparentemente positivi come la fine della scuola, l’inizio di un nuovo lavoro o di una nuova relazione o un viaggio all’estero, possono funzionare da innesco, proprio a causa della paura di non essere all’altezza.
Infine, intervengono i meccanismi di mantenimento responsabili del persistere del disturbo: spesso, uno di questi meccanismi è proprio il comportamento dei genitori, che, nel tentativo di aiutare il proprio figlio, mettono in atto condotte che possono divenire fattori perpetuanti.

Cosa possono fare i genitori?

Poiché gli interventi precoci potrebbero essere più efficaci nel trattamento di questi problemi, è molto importante da parte dei familiari cogliere al più presto quei segnali di allarme che potrebbero indicare la presenza di un DCA.
I bambini con disturbi alimentari spesso cercano di mantenere segreti i loro comportamenti e le loro abitudini alimentari malsane, ma ci sono alcuni comportamenti che si configurano come campanelli d’allarme: 

Indicatori di AnoressiaIndicatori di Bulimia
Perdita di peso inaspettataEsercizio fisico eccessivo
Conteggio delle calorieUso di lassativi e diuretici
Esercizio fisico eccessivoCostante mal di gola
Diradamento dei capelli e spossatezzaEnormi quantità di cibo in camera
Salto dei pastiIngiallimento dei denti
Evitamento dei pasti in compagnia e/o fuori casaEccessivo tempo trascorso in bagno subito dopo i pasti

Alcuni suggerimenti utili ai genitori:

  • stabilire abitudini alimentari sane, mangiare pasti sani ed equilibrati;
  • discutere di quanto gli alimenti siano sani, non “buoni” o “cattivi”;
  • non criticare l’aspetto fisico dei bambini/ragazzi. Soprattutto durante l’adolescenza, un momento così delicato per la maggior parte dei ragazzi, è essenziale fornire un ambiente che rappresenti per loro un sostegno e un porto sicuro;
  • prestare maggiore attenzione se vi è familiarità per i disturbi alimentari;
  • rivolgersi tempestivamente a uno specialista se si ritiene che il proprio figlio possa avere un disturbo alimentare.

Trattamento

Trattandosi di disturbi che riconoscono una molteplicità di cause, si raccomanda un intervento multidisciplinare che permetta di affrontare il Disturbo Alimentare nei suoi vari aspetti.
È fondamentale valutare le condizioni cliniche di base prima di affrontare il problema dal punto di vista psicologico.
La terapia cognitivo comportamentale è il trattamento d’elezione per i disturbi alimentari: il modello cognitivo-comportamentale considera come principale responsabile degli atteggiamenti e dei comportamenti alimentari patologici la presenza di pensieri disfunzionali sul cibo e sul proprio corpo.
La restrizione alimentare, l’evitamento e i comportamenti di controllo del peso e del corpo, sono a loro volta dei fattori di mantenimento dei pensieri disfunzionali stessi.

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Presso Istituto Santa Chiara è attivo il servizio di teleriabilitazione dedicato sia ai pazienti in età evolutiva che a quelli adulti.
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Bibliografia

American Psychiatric Association: DSM-5 Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, 5 ed. (2013).Tr.it. Milano, Raffaello Cortina 2014.

Atzeni, E., Converso, D., & Loera, B. (2020). L’ortoressia nervosa tra attenzione per la qualità dell’alimentazione e disturbi alimentari: criteri diagnostici e strumenti di valutazione. Rivista di Psichiatria, 55(4), 201-212.

Beck, A.T. (1976). Cognitive therapy and the emotional disorders. New York: International Universities Press.

Caretti, V., Craparo, G., & Schimmenti, A. (2010). La dimensione della vergogna nei disturbi del comportamento alimentare in adolescenza. Infanzia e adolescenza, 9(2), 69-78.

Dalle Grave, R. (1998). Alle mie pazienti dico _: informazione e auto-aiuto per superare i disturbi alimentari. Positive Press.

Dalle Grave, R., & Di Flaviano, E. (2002). Alimentazione meccanica: il cibo come medicina: un manuale di auto-aiuto per vincere i disturbi dell’alimentazione. Positive Press.

Dalle Grave, R., & Sartirana, M. (2015). La Terapia Cognitivo Comportamentale Multistep dei Disturbi dell’Alimentazione. Teoria, Trattamento e Casi Clinici. Firenze: Eclipsi.

De Pascalis, P. (2020). Ortoressia. Armando Editore.

Fairburn, C.G. e Walsh, B.T. (2002). Atypical eating disorders (Eating disorder not otherwise specified). In C. G. Fairburn e K.D. Brownell (a cura di), Eating disorders and obesity: A comprehensive handbook. New York: The Guilford Press.

Frank, G. K., DeGuzman, M. C., Shott, M. E., Laudenslager, M. L., Rossi, B., & Pryor, T. (2018). Association of brain reward learning response with harm avoidance, weight gain, and hypothalamic effective connectivity in adolescent anorexia nervosa. JAMA psychiatry75(10), 1071-1080.

Laghi, F., Pompili, S., Bianchi, D., Lonigro, A., & Baiocco, R. (2020). Psychological characteristics and eating attitudes in adolescents with drunkorexia behavior: an exploratory study. Eating and Weight Disorders-Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity, 25(3), 709-718.

Monteleone, P., Maj, M., Di Filippo, C., & Martiadis, V. (2006). Ipotesi neurobiologiche nell’etipatogenesi dei DCA. Ipotesi neurobiologiche nell’etipatogenesi dei DCA, 1000-1027.

Pace, P., & Bottiani, M. (2018). E io non mangio! Interpretare i capricci dei bambini a tavola e prevenire i disturbi alimentari. IL CASTELLO SRL.

Waugh, R. B., & Lask, B. (2013). Disturbi alimentari. Guida per genitori e insegnanti. Edizioni Erickson.

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