di Mariangela Prudenzano
Il disturbo depressivo può essere considerato uno dei quadri psicopatologici più frequenti in età evolutiva.
È difficile immaginare che un bambino possa essere depresso, eppure la depressione infantile è un disturbo in forte crescita. Tuttavia, diversamente dagli adulti che hanno la capacità di esprimere il loro disagio, i bambini non hanno ancora una buona capacità di verbalizzare e comunicare il loro malessere e la loro sofferenza, che viene pertanto espressa attraverso il loro comportamento.
Ciò che rende difficile la diagnosi in età infantile è la vasta gamma di condotte presenti: nel bambino, infatti, il disturbo si può manifestare attraverso comportamenti aggressivi, ritiro sociale, interdipendenza da una o più figure adulte, sfiducia nelle proprie capacità e calo ingiustificato e improvviso del rendimento scolastico.
Inoltre, molto spesso il bambino mette in atto comportamenti tutt’altro che tipici della depressione, proprio per “difendersi” dalla stessa: in questo caso, la corretta identificazione diventa più complessa e di conseguenza può esserci un ritardo nella presa in carico.
Negli ultimi decenni risulta aumentata l’incidenza e diminuita l’età di esordio della depressione in età infantile. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (dati del 2004) riporta i seguenti dati:
- 0.3-1% in età prescolare (0-6 anni);
- 0,4-2,5% in età scolare (6-11 anni);
- 4-8,3% in adolescenza (12-18 anni).
La distribuzione per sesso non è chiara; diversi studi però dimostrano che vi sono sintomi più adatti a esprimere la depressione nei maschi e nelle femmine: le bambine tenderebbero a mostrare maggiormente gli aspetti di inibizione con tendenza alla ruminazione (pensiero negativo sugli aspetti negativi della vita), mentre nei maschi sarebbero presenti in misura maggiore la tendenza all’isolamento, le difficoltà scolastiche, irritabilità con comportamenti oppositivi e difficoltà a stabilire un contatto con i pari.
Il modello cognitivo comportamentale della depressione infantile
Nel modello cognitivo-comportamentale della depressione infantile i sintomi del bambino depresso sono raggruppabili in 4 categorie (Beck e coll., 1987; Beck 1993; Di Pietro 1995).
- Sintomi emozionali: umore disforico (tristezza, irritabilità, rabbia); anedonia (incapacità di provare piacere in situazioni piacevoli); perdita di allegria; autocommiserazione; tendenza al pianto.
- Sintomi cognitivi: negativa valutazione di sé; senso di colpa; difficoltà di concentrazione; pensieri di morte.
- Sintomi motivazionali: chiusura sociale; peggioramento delle prestazioni scolastiche; ideazione e comportamenti suicidari.
- Sintomi neurovegetativi: facile affaticamento; perdita dell’appetito e calo del peso; dolori e malessere generale; disturbi del sonno; rallentamento o agitazione psicomotoria.
Cause
L’eziologia dei disturbi depressivi nei bambini e negli adolescenti sembra essere multifattoriale, includendo sia fattori genetici che ambientali (legati al contesto socio relazionale d’appartenenza). In particolar modo, tra le cause troviamo:
- Disturbi neuroendocrinologici: disfunzioni a livello ipotalamo-ipofisario dei sistemi regolatori noradrenergico e serotoninergico, implicati nella regolazione dell’umore ma anche in molte funzioni vitali dell’individuo (appetito, sonno, vigilanza, memoria, attenzione, motivazione)
- Situazioni familiari e/o scolastiche inadeguate: la presenza di conflitti, abusi, rifiuti all’interno del contesto familiare e/o scolastico possono determinare l’insorgere di stati depressivi;
- Presenza di eventi stressanti: separazioni e divorzi dei genitori, malattie, lutti, lunghe ospedalizzazioni del bambino sono tutti eventi che favoriscono lo sviluppo di stati depressivi.
Una delle correlazioni più studiate è certamente la depressione materna: numerosi studi dimostrano che lo stato emotivo della madre nei primi anni di vita del bambino potrebbe incidere negativamente sviluppo infantile.
Nonostante non sia ancora stato riscontrato un rapporto di causalità lineare fra depressione materna e rischio psicopatologico del bambino, sono stati studiati due meccanismi interattivi principali:
- il primo fa riferimento al ruolo giocato dai processi imitativi del bambino nei confronti degli stati affettivi materni;
- il secondo processo riguarda la mancanza di sintonizzazione affettiva: una madre poco disponibile a rispondere ai bisogni affettivi del bambino, sottoporrebbe il bambino al rischio di sviluppare un attaccamento insicuro. Il bambino con questo tipo di attaccamento potrebbe mettere in atto comportamenti disorganizzati e condotte di evitamento nelle successive relazioni con gli altri.
Trattamento
La terapia cognitivo comportamentale è il trattamento d’elezione per i disturbi depressivi in età evolutiva: grazie alle tecniche di ristrutturazione cognitiva, è possibile lavorare sulla gestione e riduzione dei pensieri negativi identificando e modificando il contenuto dei pensieri irrazionali.
Il percorso terapeutico in età evolutiva è caratterizzato da alcune procedure standard che prevedono:
- Primo colloquio con i genitori
- Osservazione a casa e a scuola
- Colloquio con il bambino stesso, al fine di definire le linee generali del progetto terapeutico
È fondamentale la costante partecipazione dei genitori e degli insegnanti: molto efficaci risultano i parent training e i teacher training, che hanno l’obiettivo di informare e formare i genitori e insegnanti circa il disturbo e fornire loro una consapevolezza nuova e strumenti più efficaci di comunicazione con il bambino sia in ambito familiare che nell’ambiente scolastico.
Bibliografia
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